XXIX domenica tempo ordinario Mc 10,35-45

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Seguire Cristo significa «farsi servo» –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

I genitori si preoccupano sempre di assicurare un futuro ai figli. E nella situazione economica attuale, nazionale e internazionale, diventa un vero e proprio assillo. Nel racconto del Vangelo secondo Matteo, parallelo al testo che in questa domenica viene proclamato, è una madre, quella di Giacomo e di Giovanni, che si avvicina a Gesù e gli domanda: «Di’ che questi miei figli siedano, uno alla tua destra e l’altro alla tua sinistra nel tuo regno» (Mt 20,21). Invece, nel racconto secondo Marco, sono essi stessi a rivolgere la domanda a Gesù.

Il tema, allora, si capovolge. Non è più la comprensibile preoccupazione di una madre ma emerge, potremmo dire, un desiderio di potenza da parte degli stessi apostoli. In Marco la collocazione di questo episodio ha un significato specifico, poiché in questo modo l’evangelista scandisce gli annunci della passione da parte di Gesù. Cristo non è compreso dai suoi discepoli quando si identifica nel «servo», di cui aveva parlato il profeta Isaia (cfr. prima lettura). La prima volta fu Pietro a rimproverare Gesù; ora si narra l’incomprensione di altri due discepoli, che con Pietro erano tra i preferiti del Signore. Anch’essi insorgono contro la prospettiva della passione del Maestro.

La risposta di Gesù riassume tutto il suo insegnamento sul motivo della sua presenza nel mondo: venuto per servire e per dare la propria vita in riscatto di molti. E suo discepolo è chi si impegna ad agire come Lui: «Chi vuole essere grande tra voi, si farà vostro servitore» (v. 44). In queste parole c’è il criterio fondamentale per la sequela di Cristo e l’indicazione dell’autentica grandezza dell’uomo; un criterio nuovo che implica il rinnovamento dei criteri tradizionali: il dominio, che si impone sulla vita dell’uomo e la opprime, è sostituito dal servizio. Anche il criterio che si radica sul successo, e fa presa sul mondo giovanile, è sostituito da quello del dono totale di sé.

Ottobre è il mese missionario, e proprio questa domenica si celebra la Giornata missionaria mondiale. È il caso di cogliere ogni parola di Gesù in questa prospettiva: servire significa essere per gli altri; per un cristiano vuol dire essere missionario, testimone di Cristo. Servire calcando le sue orme significa assumersi la propria parte di responsabilità nel far comprendere a chi ci sta vicino che Egli è via, verità e vita; che soltanto Lui può debellare la disperazione e l’alienazione dell’individuo e svelare il senso della vita. Ogni cristiano deve rendere il servizio soprattutto a quanti sono sotto l’influsso delle spinte che mirano a intorbidire e deviare preziose energie, specialmente dei giovani.

Cristo ha bisogno di tutti per proclamare la verità e portare l’annuncio di salvezza sulle strade del mondo: ha bisogno di cuori generosi e disponibili per manifestare a tutti gli uomini il suo amore infinito e misericordioso. Sono tanti e diversi i luoghi in cui possiamo essere missionari: nella scuola, sul luogo di lavoro, in famiglia, nei contesti di divertimento e di svago. Ovunque siamo chiamati a dare testimonianza della nostra appartenenza al Dio di Gesù, senza cercare posti privilegiati, ma di meritare quell’unico posto che è il Regno dei Cieli.

Buona domenica