Domenica 6 agosto festa della Trasfigurazione del Signore

 
 

A cura della Fraternità della Trasfigurazione

Il corso ordinario delle domeniche si interrompe oggi per lasciare il posto alla celebrazione di una festa del Signore che quest’anno cade appunto di domenica: la festa della Trasfigurazione. Un mistero estremamente rivelatore della persona di Gesù ma che riguarda anche tutti noi.
Nella messa di Natale anche quest’anno, come tutti gli anni, abbiamo sentito proclamare le parole del Vangelo di Giovanni: “E il Verbo si fece carne” (Gv 1,14). Da quel momento il Figlio di Dio, avendo assunto la nostra umanità in tutto fuorché nel peccato, avrebbe nascosto al nostro sguardo la visione della sua natura divina. Nel corso della sua vita alcuni avevano intuito il suo mistero e, pur non riuscendo ad afferrarlo pienamente, lo avevano seguito. I demoni l’avevano immediatamente riconosciuto; tuttavia, la maggior parte delle persone, soprattutto i suoi compaesani, si interrogavano non riuscendo a comprendere come mai un uomo così normale e di umili origini potesse fare quei miracoli e attirare folle numerose. La carne di Gesù, la sua umanità simile alla nostra, aveva steso un velo sulla sua divinità fino al momento del Tabor quando, invece di occultare il mistero, lo ha esplicitamente manifestato. Il corpo che egli aveva assunto diventava così il mezzo, lo strumento per lasciar trasparire un’interiorità di luce, proprio come “Dio è luce” (1Gv 1,5), un’interiorità totalmente abitata dallo Spirito Santo. Quale il motivo di tale scelta proprio poco tempo prima di prendere “la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme” (Lc 9,51)? La tradizione occidentale mette spesso in evidenza come il mostrarsi ai discepoli in tutta la sua gloria li avrebbe preparati al momento in cui lo avrebbero visto non più trasfigurato, ma sfigurato sulla croce. Questo mistero, quindi, è un sostegno per la fede degli apostoli e per noi che crediamo alla loro testimonianza. Esso però costituisce anche un invito ad avere fede. Quanto i tre discepoli hanno visto sul Tabor – la manifestazione della Sua divinità – altri lo hanno creduto senza aver avuto bisogno di vedere. Sua madre e suo padre in primis. E se all’inizio della vita di Gesù Maria fu sostenuta non solo dalle parole dell’angelo ma anche dal percepire che il corpo di un bambino si stava misteriosamente formando nel suo grembo, per Giuseppe fu la fede a introdurlo nel mistero di un Dio fatto uomo. Oggi siamo dunque invitati a trasfigurare il nostro sguardo affinché ciò che Pietro, Giacomo e Giovanni hanno contemplato si renda visibile, accessibile anche a noi; non ai nostri occhi di carne ma a quelli della fede, a cui è concessa una visione diversa ma non meno importante. Dopo la sua risurrezione Gesù aveva detto a Tommaso: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto” (Gv 20,29). Beati noi, quindi, che con gli occhi della fede possiamo contemplare la divino-umanità di Gesù e credere che egli è vero Dio e vero uomo. Beati noi che nel mistero della Tasfigurazione vogliamo scorgere il nostro destino nella certezza che, come scrive Paolo, egli “trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso” (Fil 3,21). Beati noi che da questo mistero traiamo la forza di lasciarci trasformare dallo Spirito, affinché quanto in noi è mortale “venga assorbito dalla vita” (2Cor 5,4) e noi possiamo ritrovare quella “somiglianza” (Gen 1,26) che è la realizzazione del sogno di Dio nei confronti di ogni uomo, di ognuno di noi.