Tre sguardi sulla storia

 
 

Il Papa di dimette – Riflessione di Padre Enrico Masseroni

Accolsi con grande gioia la scelta di Joseph Ratzinger come timoniere della barca di Pietro in quell’ora della storia: era il 19 aprile 2005. Mi sembrava, ancora una volta, una scelta rivelativa dell’intelligenza provvidente di Dio che guida la storia chiamando le persone giuste nelle stagioni giuste.

E durante l’omelia di un’Eucaristia pro Pontifice, ebbi a dire che questo papa avrebbe sorpreso tutta la Chiesa; e così dicendo consideravo un gioco provvidenziale l’incontro di un papa teologo con una stagione culturale malata di relativismo etico, e con i valori non negoziabili andati in frantumi. Anche per questo considerai subito provvidenziale il passaggio della teologia dalla cattedra alla piazza, per la gente. Era una risposta concreta alla domanda di evangelizzazione. Ma non immaginavo per il futuro della Chiesa un evento così sorprendente e shoccante. L’aggettivo che vince la classifica dei media è noto: si parla di un evento storico. E’ la seconda volta, a distanza di settecento anni, che un Papa nella millenaria vicenda della Chiesa, decida di dimettersi. E’ una notizia che provoca emozioni in tutto il mondo: emozioni non facilmente controllabili, soprattutto nel cuore dei credenti, che in molti si pongono interrogativi, fanno commenti, e pensano al futuro della Chiesa.

Ma rileggo le parole dello stesso Papa pronunciate in latino, per comunicare l’addio al ministero petrino allo ore 20 del prossimo 28 febbraio. E subito, con le emozioni, avverto il bisogno interiore di accogliere con rispetto quelle parole precise, chiare, senza cedere alla tentazione di cercare intenzioni sottese.

Rileggendo quelle parole mi viene da pensare a tre sguardi sulla storia:

– anzitutto lo sguardo di fede di questo grande Papa che manifesta un forte realismo guardando la storia, la Chiesa e le condizioni di salute della sua persona.

Egli ha maturato la decisione interrogando la sua coscienza davanti a Dio e davanti alla Chiesa alle prese con le sfide di questi tempi. La motivazione, dunque, viene indicata con disarmante oggettività: “Le mie forze, per l’età avanzata, non sono più adatte per esercitare in modo adeguato il ministero petrino”. Il Papa si dice “ben consapevole” che tale ministero debba essere compiuto con le opere e con le parole, con la sofferenza e con la preghiera; ma è pure convinto che la barca di Pietro, per l’annuncio del Vangelo, necessiti anche del vigore sia del corpo e sia dell’animo; vigore diminuito al punto di determinare l’incapacità di esercitare bene il ministero di guida universale della Chiesa.

Sono parole che ci permettono di conoscere alcune luci della straordinaria personalità del Papa: il suo amore per la Chiesa e per l’umanità, la sua umiltà, la sua libertà e il suo coraggio, e soprattutto, la sua fede.

-Ma c’è un secondo sguardo di fronte a questo evento imprevedibile e sorprendente che provoca un cambio di rotta nella storia: lo sguardo miope dei media, del mondo per usare un’espressione giovannea. La decisione pensata, sofferta e pregata del Papa ha già scatenato la fiera delle parole e delle opinioni. A molti sembra che le motivazioni rivelate dal Papa non siano quelle vere; ce ne sarebbero altre, e, per questo moltissimi opinionisti salgono in cattedra e diventano improvvisamente esperti di storia, di Chiesa e di “cose vaticane”. Le opinioni gridate e ostentate come “verità” umiliano il rispetto, la discrezione e la limpida fede di molti credenti.

– Mi pare, infatti, che la gente semplice, il popolo di Dio abbia capito l’importanza di un terzo sguardo dentro gli eventi di questi “tempi tra i tempi”.

Dal cuore della gente semplice sale un invito, intriso di commozione e di venerazione: “Questa è l’ora della preghiera. E’ il terzo sguardo sulla storia: lo sguardo orante che sa incontrare Dio, il quale non abbandona mai la barca di Pietro, ma tiene saldo il timone, soprattutto quando è al largo, in mezzo alle onde agitate dai venti. E’ uno sguardo che sa vedere un futuro di grande speranza; che sa vedere le cose tenute nascoste “ai sapienti e agli intelligenti” ma sono “rivelate ai piccoli” (Mt 11,26). Lo sguardo orante dei piccoli, presenti ovunque nelle nostre comunità cristiane, consente di condividere la fede del Papa, la speranza della Chiesa, le nostalgie di un mondo bisognoso di Dio.