Morire di Speranza

 
 

Giovedì 8 luglio alle 20.45 ,nella chiesa di San Salvatore (corso Libertà 42) a Vercelli, la Comunità di Sant’Egidio promuove la preghiera “Morire di speranza”, in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa. L’incontro di preghiera sarà presieduto da mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli

Giovedì 8 luglio alle 20.45 ,nella chiesa di San Salvatore (corso Libertà 42) a Vercelli, la Comunità di Sant’Egidio promuove la preghiera “Morire di speranza”, in memoria di quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa. L’incontro di preghiera sarà presieduto da  mons. Marco Arnolfo, Arcivescovo di Vercelli ; saranno presenti  immigrati provenienti da diversi paesi  e  rappresentanti delle altre confessioni cristiane presenti in diocesi . Nel corso della preghiera saranno  pronunciati ad alta voce alcuni nomi di chi è morto così tragicamente nell’ultimo anno, accompagnati dall’accensione di candele in loro memoria e da canti.

Quella dei migranti che muoiono nei loro viaggi verso i paesi del Nord del mondo, è una delle tragedie più grandi del nostro tempo. “Morire di Speranza”, che si svolge in queste settimane in tante altre città d’Italia e d’Europa, è anzitutto una sosta di preghiera, e la preghiera ci aiuta sempre a fermarci e a riflettere : perché tutti noi corriamo  il rischio di assuefarci a una situazione che pare ormai bloccata da tanti anni, a tristi fatti di cronaca che si susseguono senza che i governi e i popoli europei trovino una soluzione adeguata. Sono 43.390 le persone morte (senza contare i dispersi), dal 1990 a oggi, nel mar Mediterraneo o nelle altre rotte, via terra, dell’immigrazione verso l’Europa: è come se fossero scomparsi gli abitanti di un’intera città come Vercelli . E sono 4.071 le persone che, da giugno 2020 ad oggi, hanno perso la vita nel Mediterraneo e lungo le vie di terra nel tentativo di raggiungere il nostro continente, soprattutto dalla Libia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.

La Comunità di Sant’Egidio si batte tenacemente da anni  perché la questione migratoria trovi una risposta solidale in una cornice europea e propone varie soluzioni, ragionevoli e umane, fra cui quella dei “corridoi umanitari”. Se infatti non si apriranno strade legali e solidali, dovremo ancora, inevitabilmente, assistere a tante morti. Purtroppo su questo tema siamo ancora molto lontani da un sussulto di indignazione da parte delle istituzioni europee: anche la recente decisione del Consiglio Europeo di rinviare ulteriormente, alla prossima riunione di settembre, la discussione sul ricollocamento dei migranti e i corridoi umanitari, mostra  la scarsa rilevanza  che ha oggi  il problema nell’agenda dei  governanti europei.

La preghiera “Morire di speranza”, dunque, raccoglierà singoli e associazioni che non vogliono restare indifferenti o rassegnati di fronte alle immagini di troppi bambini , di troppi giovani che ancora  perdono la vita così . C’è una parte della società che ritiene necessario salvare, accogliere e integrare chi fugge dalle guerre, ma anche ampliare i corridoi umanitari e aprire nuove vie legali anche per motivi di lavoro.  I corridoi umanitari si confermano una felice iniziativa organizzata e finanziata dalla società civile,  con alcune migliaia di profughi finora giunti in Italia, Francia, Belgio e Andorra. Promossi e realizzati dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia, dalla  Tavola Valdese e dalla  Cei -Caritas,  continuano a dimostrare a tutti gli Stati europei che sono possibili, anzi doverose, soluzioni di accoglienza e di integrazione nel nostro tessuto sociale e lavorativo. Solo in questo modo , attraverso l’inclusione, e non attraverso la chiusura, le  nostre società potranno costruire un futuro migliore, rinnovarsi ed essere più sicure.