Cristo Re dell’universo

 
 

don Luciano Condina commenta il Vangelo di Gv 18,33b-37

Stacchiamoci dagli idoli per sperimentare l’autentica libertà in Cristo

La conclusione dell’anno liturgico ha il suo compimento nella solennità di Cristo Re dell’universo. È il momento della ricapitolazione di tutto il creato in Lui e si giunge alla conclusione che Egli è a capo di tutto. Il tempo liturgico inizia con l’Avvento e l’annuncio di come Gesù sia generato e si conclude con la solennità di questa domenica, affermando la verità su chi Egli sia: Alfa e Omega. Da un cibo proibito nel giardino dell’Eden, a causa del quale Adamo sprofonderà, a un cibo benedetto – il pane eucaristico, il nuovo Adamo – che permetterà all’uomo di recuperare nuovamente la dignità perduta.

Affermare che Cristo è Re dell’universo significa proclamare a chi spetta la signoria su tutto ciò che ci riguarda. Quasi tutti i problemi dell’uomo, di fatto, hanno origine dal perseguimento di regalità fasulle conferite a persone, cose o progetti che di regale non hanno nulla: sono tutti i nostri idoli a cui abbiamo dato un titolo regale, da cui attendevamo la felicità tanto desiderata, a cui ci siamo prostrati, consegnando ad essi la nostra dignità di figli di Dio ed elemosinando quella vita piena che, in realtà, si allontanava sempre di più; idoli che abbiamo servito rinunciando alle cose veramente importanti della vita, quelle che non si possono acquistare col denaro, perdendole per sempre, come può essere il tempo da dedicare a chi ci amava, impiegato diversamente appresso agli dei di pietra che non sentono e non parlano (cfr. Sal 114,5-6).

«Sono venuto nel mondo per dare testimonianza alla verità» (Gv 18,37): è la verità su ciò che conta e cosa no; su ciò che ha valore e ciò che non ne ha; su cosa ha il potere di riempire la vita e il cuore dell’uomo e cosa non ce l’ha. Accogliere questa verità porta immediatamente a sperimentare la libertà. È libero chi non ha capi sopra di sé, tiranni che impongono il loro ritmo, il loro stile di vita e le loro angosce.

È un grande vantaggio e sollievo per l’uomo sapere che sia Cristo il vero Re dell’universo, perché Egli è l’unico sovrano che altro non desidera se non condividere la sua regalità con chi lo accoglie. Unico fra tutti i re del mondo che, pur di non cedere brandelli di regalità, sopprimono tutto ciò che hanno attorno. Cristo è l’unico re autentico, che ha una regalità vera da condividere con ognuno di noi.

Il brano di vangelo sembra il meno adatto per proclamare questa regalità, ossia un Gesù imputato, additato come malfattore e condannato. Invece è perfetto per mostrare che proprio nel buio è necessario essere re. Pilato, da inquisitore, diventa interrogato, perché ha cominciato a porre le domande giuste: Gesù, infatti, sino a quel momento aveva taciuto. La domanda giusta da fargli è chiedergli se Egli sia re. Facciamogliela, perché Cristo non vede l’ora di rispondere in modo affermativo; ma soprattutto non vede l’ora di renderci Re, se gli permettiamo di venire a dimorare presso di noi con il Padre (cfr. Gv 14,23).

La vita si può affrontare da schiavi, impauriti e mediocri; oppure da re, sempre in piedi anche quando si viene spezzati. E la vita sa spezzare anche il più forte. Con Gesù nel cuore la sua regalità diventa anche la nostra ed è visibile sui volti e nelle vite di tutti i Santi, la cui santità si è realizzata nel rivestire la propria povertà della regalità di Cristo.

Il potere dei re del mondo si limita a dare la morte; il potere dell’unico vero re è dare la vita, quella che non finisce mai.