Ballata Terminale

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1

Ormai sono vecchio, non più molto accorto. Funziona l’orecchio, ma vedo un po’ storto.

2

Salute non manca, ma testa pelata e voce un po’ stanca mi dicon passata.

3

l’età vigorsa del dì giovanile, ma non dolorosa è l’ora senile.

4

Sui monti salivo ardito e scattante e ora, se arrivo, ho fiato ansimante.

5

Parrocchie montane mi sono pesanti, non prive di grane ma si tira avanti.


6

Di scendere al piano non molto mi va non è poi lontano, ma è bello star qua.

7

Non ero tagliato per fare il pastore: mi sono adattato pur senza dolore.

8

Per me meglio era un chiostro quieto: fra studio e preghiera sarei stato lieto.

9

Così non avvenne, non dico il motivo: Iddio mi mantenne in ruolo più attivo.

10

Qualunque uffizio al servizio di Dio è gran benefizio che non toglie brio.

11

Ma l’intraprendenza a me molto manca. Che dire Pazienza, si tenta e si arranca.

12

Davanti si vede ghignante la morte: attendo con fede che apra le porte.

13

A lei il mio pensiero va fin da bambino: stregato già ero dal nostro destino.

14

La Bibbia ho amata più d’ogni altra cosa e l’ho meditata senza darmi posa.

15

Per meglio gustarla il greco imparai; per meglio capirla l’ebraico affrontai.

16

Non certo è sprecato lo sforzo intrapreso: se Dio viene amato non senti alcun peso.

17

Parrocchie ho mutate in tempi veloci, le sedi cambiate non recano croci.

18

Si cambia la gente ma Dio resta uguale: se l’hai ben in mente cambiar non fa male.

19

Non provo rimpianto dei tempi passati, però soffro alquanto per i miei peccati.

20

V’è forse qualcosa che un po’ mi rattrista: del gran Monte Rosa sol resta la vista.

21

Non più risalire ne posso le vette, ma solo finire sopra collinette …

22

Scemenze n’ho dette: un’infinità. E anche n’ho scritte in gran quantità.

23

Ad ogni scemata ch’in due coniavamo “la ditta premiata” noi detti eravamo.


24

Chi era il secondo di scienza una secchia, davver senza fondo: ce l’ho nell’orecchia.

25

Qualcosa ho scritto di basso valore: s’al fuoco va tutto non ho malumore.

26

Con queste quartine, che ancora gorgoglio, alquanto tapine, finisce ‘sto foglio:

27

non questo soltanto ma l’intera serie di cui non mi vanto: è pura congerie.

28

Non più raccattato in chiesa sarà, né più inviato per mail giungerà.

29

Son più di trent’anni che lo porto avanti: ha fatto dei danni. Io spero non tanti.


30

Ormai stufo sono, non trovo argomenti: la penna abbandono sui fogli dementi.

31

Non più l’attuale sarà sua frequenza, ma occasionale avrà resilienza.

32

Non credo che pianga il lettore gentile se pongo una spranga a questo mensile.

33

Nel tempo che resta io penso all’Eterno, con mente non mesta, d’estate e d’inverno.

34

“Tutto è vanità”, la Bibbia assicura: è gran verità seppur un po’ dura.

35

Amar Dio soltanto è cosa che vale. E’ Lui solo il Santo, il resto è banale.