XXXII Giornata del malato: le celebrazioni

 
 

Il 10 febbraio messa in cattedrale, l’11 nelle parrocchie e il 12 nella cappella dell’ospedale

«Non è bene che l’uomo sia solo» (Gen 2,18). Fin dal principio, Dio, che è amore, ha creato l’essere umano per la comunione, inscrivendo nel suo essere la dimensione delle relazioni… E proprio perché questo progetto di comunione è inscritto così a fondo nel cuore umano, l’esperienza dell’abbandono e della solitudine ci spaventa e ci risulta dolorosa e perfino disumana. Lo diventa ancora di più nel tempo della fragilità, dell’incertezza e dell’insicurezza, spesso causate dal sopraggiungere di una qualsiasi malattia seria. Fratelli e sorelle, la prima cura di cui abbiamo bisogno nella malattia è la vicinanza piena di compassione e di tenerezza. Per questo, prendersi cura del malato significa anzitutto prendersi cura delle sue relazioni, di tutte le sue relazioni: con Dio, con gli altri – familiari, amici, operatori sanitari –, col creato, con sé stesso. È possibile? Si, è possibile e noi tutti siamo chiamati a impegnarci perché ciò accada. Guardiamo all’icona del Buon Samaritano (cfr Lc 10,25-37), alla sua capacità di rallentare il passo e di farsi prossimo, alla tenerezza con cui lenisce le ferite del fratello che soffre. Così scrive papa Francesco nel messaggio per la XXXII Giornata mondiale del malato in programma l’11 febbraio. Una ricorrenza che, come sottolinea don Bruno Capuano, responsabile della Pastorale della salute, sarà celebrata in cattedrale sabato 10 febbraio alle 16 con la messa presieduta dall’Arcivescovo, a cui parteciperanno l’Oftal, il Centro volontari della sofferenza e associazioni di volontariato  a vocazione socio-sanitaria. Domenica 11 la ricorrenza sarà celebrata nelle parrocchie, mentre lunedì 12 alle 16 nella cappella dell’ospedale S. Andrea è in programma la recita del rosario a cui seguirà la messa, alle 18,30 con l’Arcivescovo.