V domenica di Quaresima Gv 8,1-11

 
 

– Dio perdona e ci vuole liberi –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

Nel Vangelo di questa domenica, l’incontro è tra Gesù e una donna sorpresa in adulterio. Il testo è da sempre ritenuto dalla Chiesa Vangelo autentico, dunque appartenente al canone dei libri biblici ispirati, eppure ha conosciuto una storia particolare. È ignorato dai padri della Chiesa greca fino al XII secolo e ancora, in occasione del Concilio di Trento, qualcuno avrebbero voluto espungere questa pericope. Nei manoscritti più antichi il passo manca, poi lungo i secoli vaga… Una parola di Gesù sembra giustificarne la collocazione: «Voi giudicate secondo la carne; io non giudico nessuno». Va detto che il brano presenta somiglianze tematiche e contenutistiche con il vangelo secondo Luca, quello più attento all’insegnamento di Gesù sulla misericordia.

In questo Anno santo è per tutti noi occasione di grazia sentir proclamare il passo dell’adultera nella messa di questa domenica: ci invita infatti all’ascoltare per “perdonare col cuore”. Come? Scrivendo il giudizio sulla sabbia, così che il vento lo disperda. Gesù scrive sulla terra con il dito: un gesto enigmatico, mimo profetico; un’azione che – come scriveva giustamente un filosofo francese – ci fa pensare, nella sua opacità, per sovrabbondanza di significato. San Girolamo ritiene che Gesù scriva i peccati degli accusatori della donna; secondo alcuni esegeti moderni si tratta invece di frasi bibliche.

Non è facile interpretare quel gesto, che va inteso in quanto tale, in quanto gesto, senza soffermarsi sulle parole eventualmente tracciate. Lo scrivere per terra del Signore sottolinea la terra di cui siamo fatti noi uomini e donne figli di Adamo e ci indica che la Legge va inscritta nella nostra carne, nelle nostre povere vite segnate dalla fragilità, dalla debolezza, dal peccato. Non a caso è detto che Gesù scrive «con il dito», così come la Legge di Mosè fu scritta nella pietra «dal dito di Dio». Solo Gesù, lui che è senza peccato, potrebbe scagliare una pietra; ma non lo fa. S. Agostino commenta così quanto è avvenuto tra la santità di Gesù e il peccato della donna: «Rimasero solo loro due, la misera e la misericordia». Ecco la gratuità di quella assoluzione: Gesù non condanna perché Dio non condanna, ma con questo atto di misericordia preveniente offre alla persona la possibilità di cambiare. Dio non vuole la morte del peccatore, Dio ha perdonato la donna attraverso Gesù e l’ha inviata verso la libertà: «Va’, va’ verso te stessa e non peccare più»…

Così è per noi: la misericordia inesauribile di Dio e la nostra miseria sono l’una di fronte all’altra. Aderendo con tutto il nostro essere a tale misericordia potremo, a nostra volta, diventare capaci di compassione verso tutti gli uomini e le donne, nostri fratelli e sorelle, amandoli – come scrive l’apostolo Paolo – «con le viscere di misericordia di Cristo Gesù» (Fil 1,8).

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«Dio perdona non con un decreto ma con una carezza». E con la misericordia «Gesù va anche oltre la legge e perdona accarezzando le ferite dei nostri peccati. Lui è coinvolto nel perdono, è coinvolto nella nostra salvezza» (papa Francesco).