Tra il Tabor e la Pasqua c’è la Croce – II domenica di quaresima

 
 

I passi della conversione

La quaresima è un itinerario verso la Pasqua, vertice dell’anno liturgico.

La prima lettura mette a fuoco una tappa fondamentale, anzi una svolta decisiva, nella storia della salvezza. Dio chiama Abramo invitandolo a mettersi in cammino verso una destinazione ignota e gli fa una promessa: lo renderà «padre» di un popolo numeroso e fonte di «benedizione» per tutte le genti. «Abram partì verso una terra sconosciuta, come gli aveva ordinato il Signore». E pertanto, l’obbedienza pronta della fede, grazie alla quale Abramo si affida interamente a Dio e alla sua parola, diventa modello esemplare per la stessa comunità cristiana in cammino sui tornanti della quaresima.

I passi della conversione sono così anche per noi; la fede ha bisogno di essere continuamente rafforzata e motivata. A partire da Abramo il cammino di ogni uomo e di ogni donna si snoda sull’onda della chiamata ad accogliere l’amore di un Dio che vuole rivelarsi, dialogare e rendere partecipi della sua pienezza di vita  e della sua gloria.

Il nostro vero destino

La rivelazione di Gesù, sul monte Tabor apre uno  squarcio di luce.

Gesù prende con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, e li conduce in disparte, su un alto monte; ed  ecco, apparire loro Mosè ed Elia, che conversano con lui. Una  nube li avvolge e una voce dall’alto proclama: «Questi è il mio figlio prediletto, l’amato: ascoltatelo!». Un’esperienza straordinaria, unica, per Gesù e per i suoi discepoli: è la  manifestazione di Dio, come già era accaduto sul Sinai e soprattutto presso il fiume Giordano nel  momento del battesimo di Gesù; una teofania misteriosa nella vicenda del popolo credente.

Ma la trasfigurazione si colloca tra due annunci di passione. I discepoli devono scendere dal monte e seguire Gesù. Quando il Maestro parla apertamente della sua andata a Gerusalemme «dove avrebbe sofferto molto», si scatena nei Dodici uno sconcerto. La reazione di fronte a quella prospettiva di croce li mette in crisi.  Prima della resurrezione gloriosa, c’è la via della croce, c’è la salita al calvario come totale e apparente fallimento della sua opera.

Ma non è questo lo sbocco ultimo e definitivo. Il traguardo finale è la vita nuova vittoriosa sulla morte, è la luce della risurrezione. E la trasfigurazione di Gesù sul Tabor prefigura il cammino che porta alla gioia della Pasqua, contemplando il  Signore risorto e pregustando con Lui, la nostra futura “trasfigurazione”.

L’esperienza del Tabor è un annuncio del nostro vero destino, un rilancio di quella speranza che resiste ad ogni sfida, anche alla morte. Una speranza che può diventare nostalgia e desiderio di essere come Lui e con Lui, il Signore “trasfigurato” e risorto.

Lasciamoci trasfigurare

Nel battesimo Dio «ci ha chiamati con una vocazione santa» (2Tm 1) e ci ha fatto dono  di un  germe di gloria futura. Anche la trasfigurazione sul Tabor offre un programma verso la Pasqua e incoraggia alla speranza. La luce che traspare dalla persona di Gesù è rivelazione della gloria che Dio vuole offrire all’umanità.

Perciò una vita trasfigurata è possibile; non è un’immaginazione di futuro lontano dalla verità dell’esistenza. Il percorso del credente verso l’esperienza del Tabor consiste nell’ accoglienza della parola di Gesù, che viene donata nell’Eucaristia domenicale; si esprime nella preghiera quotidiana in famiglia, nel sacramento della riconciliazione, negli atti di carità; quelle dimensioni salvifiche della vita cristiana che possono trasfigurare i nostri gesti, il nostro modo di pensare e di agire e rendere il nostro volto luminoso come luce che testimonia la risurrezione e diventa sale che dà sapore al mondo.