Rendiamo feconda la vita – XXX domenica tempo ordinario

 
 

Il brano del Vangelo di questa domenica è noto come la parabola del fariseo e del pubblicano, nella quale Gesù mette in guardia i credenti cristiani, noi! Ci mette in guardia dal vizio di cui accusa i farisei, ossia la superbia di sentirsi migliori degli altri.
Il primo problema non è come e quanto preghiamo, ma come viviamo: se incentrati su noi stessi e orgogliosi, oppure aperti al dono della fede. Ecco perché la preghiera del pubblicano può diventare la nostra: «O Dio, abbi pietà di me peccatore» (Lc 18, 13).
Dio ci chiama e ci accetta come siamo e non come dovremmo essere. Il pubblicano è il modello dell’uomo di fede; ed è per questo che avviene il ribaltamento del perdono, nonostante il suo peccato. Il fariseo, invece, attaccato al suo culto, legato alla sola forma, è respinto da Dio; il pubblicano viene giustificato per la sua fede. Non basta una preghiera esteriore o formale ma è necessario seguire la Parola divina, che deve fecondare e trasformare la vita intera e portare all’adesione all’azione gratuita di Dio.
Pregare è contemporaneamente frutto e nutrimento della fede. Questo credere che coinvolge, orienta, tutte le dimensioni della persona umana, ha lo slancio e la qualità della speranza, quindi ci fa fidare ed affidare totalmente al Signore; inoltre non può non esprimersi in un amore, concretamente testimoniato, che ci fa donare noi stessi totalmente a Dio.
Vorrei proporre allora la preghiera con la quale si conclude l’enciclica Lumen fidei di papa Francesco: «A Maria, madre della Chiesa e madre della nostra fede, / ci rivolgiamo in preghiera. / Aiuta, o Madre, la nostra fede! / Apri il nostro ascolto alla Parola, / perché riconosciamo la voce di Dio e la sua chiamata. / Sveglia in noi il desiderio di seguire i suoi passi, / uscendo dalla nostra terra e accogliendo la sua promessa. / Aiutaci a lasciarci toccare dal suo amore, / perché possiamo toccarlo con la fede. / Aiutaci ad affidarci pienamente a Lui, / a credere nel suo amore, / soprattutto nei momenti di tribolazione e di croce, / quando la nostra fede è chiamata a maturare. / Semina nella nostra fede la gioia del Risorto. / Ricordaci che chi crede non è mai solo. / Insegnaci a guardare con gli occhi di Gesù, / affinché Egli sia luce sul nostro cammino. / E che questa luce della fede cresca sempre in noi, / finché arrivi quel giorno senza tramonto, / che è lo stesso Cristo, il Figlio tuo, nostro Signore!».