Maria, donna del futuro – II domenica di avvento

E’ per noi motivo di gioia incontrare Maria di Nazareth nel tempo di Avvento, proprio perché è stata “l’Immacolata”, la creatura pienamente salvata, a preparare la venuta del Signore come “ponte” tra l’antico e il nuovo Testamento.
L’anno liturgico è il percorso annuale nel quale la Chiesa celebra tutto il mistero di Cristo, dall’Incarnazione, alla Risurrezione, alla Pentecoste, all’attesa del ritorno del Signore. E proprio come «Stella del mattino» troviamo la Vergine Maria, «segno di sicura speranza e di consolazione» (Concilio Vaticano II), presenza che illumina il nostro cammino di fede: Maria, nuova Eva, ci rivela il progetto di Dio sull’umanità, in tutta la sua bellezza originaria.
La parola di Dio di questa domenica, ci presenta due dialoghi.
Nella prima lettura il confronto è tra Dio e Adamo. Nelle misteriose parole del libro della Genesi è condensata la verità drammatica di tutta la storia umana. «L’uomo, tentato dal diavolo, ha lasciato spegnere nel suo cuore la fiducia nei confronti del suo Creatore e, abusando della propria libertà, ha disobbedito al comandamento di Dio, ha fatto la scelta di se stesso contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e conseguentemente contro il suo proprio bene» (cfr Catechismo della Chiesa cattolica).
La società attuale è il teatro dell’esaltazione dell’«io» senza Dio, che ha condotto a un diffuso relativismo: ogni opinione ha lo stesso valore di un’altra; non esistono più verità oggettive; non esistono più verità e valori universalmente validi. La storia è il dramma di una lotta tremenda contro le potenze delle tenebre che generano egoismo, decadenza, guerre, sofferenze, solitudini e morte. Ma Dio non ha abbandonato e non abbandona l’umanità in preda al suo peccato! Il secondo dialogo si snoda tra l’angelo Gabriele e Maria di Nazareth. Nel testo di Luca, la Vergine viene salutata come «piena di grazia», perché l’ha accolta, l’ha custodita, l’ha fatta crescere, affidandosi alla parola del Signore, di cui si è dichiarata «serva» diventandone discepola perfetta. Già i padri della Chiesa del I e II secolo parlano di Maria come della «nuova Eva», senza la quale l’avvento di un «nuovo Adamo» sarebbe impensabile. «Non è bene che l’uomo sia solo… Voglio fargli un aiuto che gli sia simile» (Gn 2, 18). E Dio, accanto ad Adamo, pose Eva. Accanto a Cristo pone Maria, la donna «piena di grazia». La salvezza ci è trasmessa da colei di cui Eva era l’immagine profetica. Da Eva la tristezza, da Maria la gioia; perché Maria ha creduto possibile l’impossibile. Rispondendo «sì» alla proposta di Dio, il miracolo si è compiuto: il Verbo si è fatto carne; «l’agnello di Dio che toglie i peccati del mondo è venuto in mezzo a noi».

Maria e il Mistero
Guardando Maria contempliamo il mistero del Figlio, per conformarci a Lui. «Il rosario ben s’inquadra nel cammino spirituale di un cristianesimo che, dopo duemila anni, non ha perso nulla della freschezza delle origini, e si sente spinto dallo Spirito di Dio a “prendere il largo” per ridire, anzi “gridare” Cristo al mondo come Signore e Salvatore» (cfr Giovanni Paolo II, Rosarium Virginis Mariae).