L’amore e la dolcezza di Dio – SS. Trinità

 
 

Nella messa solenne di questa domenica siamo invitati a riscoprire la fede cristiana che nasce – unica e originale – in un Dio uno e trino : Padre, Figlio e Spirito Santo, il quale ci è “narrato” nell’evento pasquale di Gesù Cristo. Non è quindi un problema dell’uno e del tre, perché Dio si è mostrato come comunione di amore per poterlo incontrare davvero, assumendo la distanza dell’uomo che si oppone a Lui. È dall’ascolto della Rivelazione, allora, che possiamo avvicinarci al mistero insondabile di Dio.
Per capire la Trinità bisogna guardare la Croce, perché lì Dio si è dato tutto nella storia, definitivamente, come vero uomo… E il “luogo” proprio della storia dove Gesù è stato accolto è la Chiesa. Ecco perché l’“oggi” della Chiesa diventa importante: essa è non solo memoria di Gesù, ma scambio sempre vivo della sua continua rivelazione. Un dinamismo di vita, di cui la nostra società ha incredibilmente bisogno, perché molti sono ancora purtroppo i luoghi di morte!

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Sappiamo che non è più scontato quanto affermava Adrienne von Speyr: «La grazia forma una specie di via lattea che si effonde dal cielo sulla terra e collega il mondo con Dio… non possiamo più pensare che esista tra i due una linea di separazione…». Tuttavia siamo come attratti da un colloquio insolito che l’evangelista Giovanni ci presenta nell’incontro di Nicodemo con Gesù.
Appartenente al gruppo dei farisei, notabile e forse membro del Sinedrio che condivideva la concezione politica del Messia, Nicodemo si rende disponibile nello stesso tempo ad accostarsi spontaneamente alla luce! (cfr. 3, 21). Gesù non gli rivela la sua identità, perché per diventare Figlio di Dio bisogna essere stato generato non dal sangue ma da Dio stesso! Il vento soffia dove vuole e tu senti la sua voce, ma non sai donde viene né dove va. Così è di chiunque sia nato dallo Spirito (cfr 3, 8). È un invito ad aprirsi al mistero, uscendo dalle ristrettezze acquisite. Lo suggerivano già i libri sapienziali: «Come non conosci le vie del vento… così non puoi conoscere l’opera di Dio che dirige tutto» (Qo 11, 5). «La tempesta sfugge all’occhio dell’uomo e la maggior parte delle opere di Dio è nascosta» (Sir 16, 21).

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Nel versetto 16, per la prima volta compare un’espressione unica: «Dio ama il mondo». Egli è il soggetto e l’origine di ogni movimento di vicinanza, con l’affermazione del suo amore come realtà fondante e assoluta, in quanto precede tutto da sempre come già si è visto nel Prologo: «Egli era la luce vera che, venendo nel mondo, illumina ogni uomo» (cfr 1, 9). Dio, quindi, è a favore degli uomini per farli vivere della sua stessa vita. Per questo il rifiuto determina già un giudizio, come anche l’accoglienza realizza già ora la vita eterna. Non c’è niente di giuridico o selettivo in tutto questo ma semplicemente se non si accoglie la luce, si rimane nelle tenebre!
Karl Rahner affermava molto acutamente: «La grazia soprannaturale e, in ultima analisi, Dio stesso, è il cuore di ogni esistenza umana, la realtà più intima di ogni uomo. Essa è data da Dio ad ogni uomo, come libera offerta di amore, di salvezza, di pienezza di sé…».

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Osservando la famosa icona russa della Trinità di Rublev si rimane come “abbagliati” dalla dichiarazione che appare dell’infinito trascendente divino sul tempo e nello spazio, sulla mente e la parola umana, da rendere illuminante questo ritratto solare, tutto in positivo del Dio «vero e sommo bene», il cui volto di santità, amore e dolcezza amabile «sopra tutte le cose», non possiamo non ricercare con grande desiderio dove Lui si rivela: nella creazione, nella Sacra Scrittura, nella sua stessa vita che è il Figlio «amato», vincitore del dolore e di ogni male possibile!