Il Vangelo via della felicità – terza domenica del tempo ordinario

La luce che illumina ogni uomo

Sull’arresto di Giovanni Battista si innesta l’inizio della missione di Gesù. Come sovente accade, Matteo cita Isaia. Il vangelo della Nuova Alleanza realizza la profezia di quella antica: «Il popolo che abitava nelle tenebre vide una grande luce». Per la gente di Cafarnao, nella terra di Zabulon e Neftali, della Galilea delle genti «una luce è sorta» (v. 16). In Gesù la luce di Dio risplende sulla terra e irrompe in quella storia tenebrosa in cui i potenti diventano spesso causa di soprusi, violenze, ingiustizie verso i più deboli.

Giovanni, arrestato e giustiziato da Erode, annuncia con la vita l’avvento di Gesù. La vita donata del profeta della soglia annuncia il Messia che viene e ne proclama la presenza del regno. Gesù, proclamato Figlio di Dio nel battesimo, si incontra dentro le concrete vicende di un mondo ostile ed è proprio a partire da questa realtà ostile, che rivela la presenza del Regno di Dio.

La chiamata alla sequela

Il programma del Rabbi venuto da Nazareth guarda oltre i confini e, fin dall’inizio del ministero galilaico, ha un orizzonte universale: annuncia, guarisce, libera, realizza insomma la sua missione di salvezza per tutti gli uomini. Non solo annuncia una dottrina, ma chiama i futuri apostoli a compiere i suoi stessi gesti. Presso il mare di Galilea, luogo delle fatiche quotidiane, Gesù passa e chiama due fratelli: Simone e Andrea. Sono due gli imperativi che polarizzano il ministero galilaico di Gesù: se prima abbiamo ascoltato l’imperativo «convertitevi», qui ascoltiamo l’invito alla sequela: «Venite dietro a me.

La conversione per i due fratelli, consiste nel seguire Gesù, nel diventare suoi discepoli, e la chiamata si trasforma in stile di vita: “stare” con Gesù, “condividere” la sua esperienza, “essere inviati”. Per questo Simone riceverà il nome nuovo; sarà Pietro, la pietra (cfr. Gv 1,42) su cui, insieme con gli altri discepoli, Gesù fonderà la sua Chiesa.

La luce è conversione

L’imperativo che fa sintesi di tutto il vangelo del Regno chiama tutti in causa: il passaggio dalle tenebre alla luce è conversione, è passaggio dalle tenebre del peccato alla luce della grazia, da una vita mediocre a una vita cristiana coerente, in cui risuonano rassicuranti le parole di Gesù: «Voi siete la luce del mondo; risplenda la vostra luce davanti agli uomini…» (Mt 5,14). Di questa luce eterna, increata, che è Cristo, anche noi, in Lui, diventiamo partecipi, grazie a quella trasformazione profonda che il Battesimo opera innestandoci nel Figlio di Dio; una realtà che ci rende capaci di essere segno della presenza di Dio nel mondo, così spesso distratto e assorbito dagli interessi materiali, indifferente ai valori e al richiamo dello Spirito.

Anche noi, dunque, siamo chiamati a illuminare con le parole della fede, e, più ancora, con le opere dell’amore, che rendono chiara e credibile la nostra appartenenza a Cristo e la sua costante presenza nella storia dell’umanità.

L’assemblea dei fratelli e delle sorelle raccolti intorno alla mensa della Parola e dell’Eucaristia nella pasqua settimanale e il sacramento della riconciliazione sono sulla nostra strada come segnaletica salvifica in direzione “Luce”.

Di fronte a questa pagina di vangelo sboccia spontaneamente nel cuore una preghiera: «Signore, anche oggi Tu passi sulle nostre strade e lungo le nostre spiagge, come un giorno su quelle della Galilea. Fissa ancora lo sguardo su di noi, tocca ancora i cuori di tanti giovani capaci di dirti “sì” come Simone e Andrea. Non lasciar mancare agli uomini e alle donne del nostro tempo apostoli disposti a seguirti, per indicare al mondo la luce del Vangelo, via di pace e di vera felicità».