Cristo, il tesoro più prezioso

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XVII domenica tempo ordinario
Mt 13, 44-52


Sono due splendidi quadretti carichi di quotidianità semplice e vivace quelli che l’evangelista Matteo ci presenta, a completamento delle parabole narrate da Cristo ai discepoli; e, queste ultime, con un particolare richiamo alla responsabilità e alla decisione. La forza sicura per decidersi è la gioia, è la passione per il tesoro. Sant’Agostino afferma che «ogni uomo segue quella strada dove il suo cuore gli  dice che troverà la felicità»; perché la gioia è il sintomo che si sta camminando sulla strada giusta, che si avanza perché si è sedotti da un tesoro, dall’aver intravisto una bellezza. E Cristo non è stato definito come «il più bello tra i figli dell’uomo?». Per dirla con Von Balthasar: la vita non è etica, ma estetica. Dio, bellezza suprema, e la felicità di essere con Lui corrispondono alla profonda aspirazione dell’uomo.

La vita umana non è statica ma estasi, movimento, esodo da sé per unirsi all’Altro, all’Amore vero; la vita umana cammina per attrazione non per forza, cammina per la passione che sgorga da una bellezza: la bellezza di Cristo e di un mondo come lo sogna Lui.

Chi si lascia affascinare dalla Sapienza la cerca e la trova in Cristo e dunque lascia tutto per Lui ricevendo in cambio il dono inestimabile del Regno.

Immagini suggestive del valore e della bellezza del Regno attestano che un «tesoro nascosto» o una  «perla preziosa» esigono la vendita di tutto per essere posseduti. Ma non è sufficiente cercare nel campo, che è poi il mondo intero, la nostra storia, il nostro cuore; o spulciare sul mercato, dove un intenditore sa quello che cerca anche se l’ha solo intravisto brillare di una luce che non è ancora «quella»; è invece indispensabile saper discernere e prendere con chiarezza una decisione: vendere tutto, appunto, per acquistare molto di più…

«Chiunque avrà lasciato i beni terreni per il suo nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna»
(cfr. Mt 19, 29)

Chi si lascia scegliere da Gesù trova il tesoro più grande, la perla preziosa che dà valore a tutto il resto, perché Egli è la Sapienza divina incarnata, venuta nel mondo perché l’umanità abbia vita, e in abbondanza! E chi accoglie la superiore bontà, bellezza e verità di Cristo, in cui dimora tutta la pienezza di Dio (cfr. Col. 2, 9), entra con Lui nel suo Regno, dove i criteri di valore del mondo decadono e sono addirittura rovesciati.

Questo Regno di Dio è il suo sogno sull’umanità ed è «pace, giustizia, accoglienza, fratellanza, sorpresa, incanto, stupore…». Allora il primo e più grande tesoro in assoluto è Dio stesso, la perla per possedere la quale si è disposti a vendere tutti i propri averi. E da questo ritrovamento “nel campo”, da questo acquisto “sul mercato” si sprigiona una gioia autentica che permette di travolgere anche altri.

Ma per tutti i cristiani è davvero così? Dio è la  vera ricchezza, è il tesoro oppure è solo “dovere”? È lo splendore della perla oppure è solo un obbligo, magari pesante?

Il Vangelo non può essere sacrificio, peso, rinuncia. Il Vangelo è stupore, esplosione di gioia e di vita.  Forse tante volte non ci accorgiamo del tesoro o della pietra preziosa perché ne siamo distolti dall’abitudinarietà, dalla ripetitività, dalla fretta. O forse perché la loro scoperta ci metterebbe in crisi…

La Chiesa però accoglie tutti, buoni e meno buoni, senza discriminazione, perché li vuole aiutare ad ogni costo. Dio ama il mondo, ama l’uomo nonostante i suoi peccati e proprio per questo invia ciò che ha di più prezioso, un tesoro: suo Figlio, e lo dona a noi perché la nostra esistenza sia trasformata. Anche se non può tralasciare il “bilancio finale”: chi si ostina nel male viene separato e poi abbandonato.

Per capire questo occorre essere come lo “scriba” che riflette per non fermarsi a facili entusiasmi, ma per imparare a discernere ciò che ha in sé significato e valore.