III domenica tempo ordinario Lc 1,1-4;4,14-21

 
 

– “Assaporiamo” la Parola di Dio –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

In questa domenica, nel Vangelo di Luca, troviamo due testi: il prologo, che presenta il metodo seguito dall’evangelista per scrivere il suo Vangelo, e l’inizio della predicazione di Gesù a Nazareth.

Dalla dedica rivolta a Teofilo, emerge decisamente che gli autori dei Vangeli intendevano fare storia con il loro scrivere e non raccontare favole, ricorrendo a testimoni oculari e bene informati sugli avvenimenti accaduti. Luca dedica il suo Vangelo a un cavaliere romano, dopo aver fatto ricerche accurate sui fatti.

Il cristianesimo è dunque una religione fondata su un evento che ha spaccato in due la storia: prima di Cristo e dopo. «L’esistenza di Gesù Cristo – scrive M. Sordi – non può essere messa in dubbio da nessuno: Egli è vissuto in una delle epoche meglio conosciute della storia romana, fra l’impero di Augusto e quello di Tiberio». Sono pochi i personaggi celebri la cui esistenza storica sia così attestata come quella di Gesù Cristo.

Ecco il grande mistero: quel nome scritto su una tavoletta o su un papiro quando Maria e Giuseppe andarono a farsi registrare in occasione del censimento, in seguito fu scritto su cronache dell’epoca da storici come Giuseppe Flavio, Tacito e altri che ne confermarono l’esistenza; quel nome, in principio, fu proclamato da Dio stesso che eternamente lo pronuncia: «In principio era il Verbo e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio».

Il cristianesimo ruota attorno a una domanda: chi è Gesù Cristo? È – ieri come oggi e lo sarà anche domani – l’interrogazione continua su quell’uomo: l’unico che ha un’identità storica e un’identità eterna; l’unico che è uomo e Dio allo stesso tempo. Se finora sono stati altri a dirci chi è Cristo, oggi è Gesù stesso che entra nella sinagoga di Nazareth e intende fecondarci con la grazia del suo Spirito. «Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha consacrato con l’unzione».

Quando Gesù leggeva queste parole sicuramente le “assaporava” e si nutriva della Parola di Dio. Leggendo dal rotolo il libro di Isaia, colpì i suoi ascoltatori perché la Parola sulle sue labbra sembrava cibo da “gustare”.

Oggi, quella stessa Parola possiamo “assaporarla” anche noi, come se fosse rivolta a ciascuno in particolare: siamo ripieni di Spirito Santo! Contemporaneamente lo Spirito spinge in una direzione ben precisa: essere misericordia! Ci invita ad annunciare una lieta notizia ai poveri, ai prigionieri la liberazione, ai malati la guarigione, a tutti la grazia. Il primo pensiero del Signore è sempre rivolto agli ultimi e agli scartati dalla società.

Questo è il dono spirituale dell’unzione dello Spirito, che ci scomoda e, come per il Signore Gesù, ci “mette in cammino” per rinnovarci interiormente, abbandonare le nostre abitudini, i nostri accomodamenti e andare verso l’umanità ferita. La fede vera nasce dalla visione del Vangelo attuale, quotidiano, storico, di oggi, dal Vangelo che è la vita del discepolo di Gesù. La storia è visibilità, fatto, evento, constatazione, testimonianza, ascolto. Queste qualità dobbiamo dare al Vangelo se vogliamo che la vera fede illumini i cuori e li attragga a Cristo Signore.

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«La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia.

Invito ogni cristiano, in qualsiasi luogo e situazione si trovi, a rinnovare oggi stesso il suo incontro personale con Gesù Cristo o, almeno, a prendere la decisione di lasciarsi incontrare da Lui, di cercarlo ogni giorno senza sosta. Non c’è motivo per cui qualcuno possa pensare che questo invito non è per lui, perché «nessuno è escluso dalla gioia portata dal Signore»

(papa Francesco, Evangelii Gaudium).