La divina misericordia – II domenica di Pasqua

 
 

Pace a voi
Il Messale romano, nella nuova edizione del 2002, designa la seconda domenica di Pasqua  come «domenica della divina misericordia». Fu Giovanni Paolo II, il 30 aprile 2000,  ottava di Pasqua del Grande Giubileo, a mettere in evidenza lo stretto legame tra il mistero pasquale della redenzione e la festa della misericordia. In questi tempi di devianza sempre più drammatica di una società in cammino verso il  relativismo etico, «le anime periscono, nonostante la  dolorosa passione di Gesù…» (S. Faustina Kowalska). 
Il cuore commosso di papa Wojtyla avvertì l’urgenza di far conoscere al mondo l’infinita misericordia del Padre, sempre in attesa di riaccogliere, nell’abbraccio del suo amore, il “figlio prodigo”.
Il Vangelo di oggi si armonizza bene con il tema della misericordia. L’evangelista Giovanni riporta infatti l’apparizione di Gesù agli apostoli avvenuta «la sera di quel giorno» (Gv 20,19), lo stesso della Risurrezione. In quel contesto Egli istituisce il sacramento della riconciliazione: «Ricevete lo Spirito Santo: a coloro a cui perdonerete i peccati saranno perdonati, e a coloro a cui non perdonerete non saranno perdonati» (v. 22). E mostrando  le mani e il fianco con la permanenza dei segni dell’amore, con i quali aveva dato la vita per la salvezza di tutti, Gesù comunica ai discepoli la pienezza della felicità: «Pace a voi». Il passaggio è rapido: i discepoli, rifugiati in un luogo chiuso per timore dei Giudei, passano dalla  paura alla grande gioia; ricevono il mandato di trasmettere il dono dello Spirito Santo che svela loro un orizzonte aperto sul mondo e sulla storia: «Come il Padre ha mandato me, anch’io mando voi».

Il rischio dell’evasione
Tra gli undici amici del Signore ne manca uno, Tommaso; colui che con accenti presuntuosi aveva detto: «Andiamo anche noi a morire con lui». Non era presente all’apparizione di Gesù e non vuole credere alla testimonianza degli altri apostoli. Forse, ha dimenticato che l’unico luogo in cui può incontrare il Cristo risorto e sperimentare il suo amore è la comunità dei credenti, riuniti nel suo nome.
Otto giorni dopo, Gesù appare di nuovo e dice a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani… non essere incredulo ma credente!». Gesù non lo rimprovera per aver dubitato, ma lo invita a porsi in cammino, per   diventare «credente». Tommaso allora, riconoscendo in Lui il Figlio di Dio, esplode nella più grande espressione di fede registrata nel Vangelo: «Mio Signore e mio Dio». 

Il cammino di fede
Alla risposta di Tommaso, Gesù volge lo sguardo sui futuri discepoli definendoli «beati, perché crederanno pur senza aver visto» (v. 29). Lo stesso invito viene rinnovato anche oggi a ciascuno di noi: «Non essere incredulo», non lasciarti condurre soltanto da ragionamenti umani, omologati alla mentalità mondana. La prossimità di Gesù è sempre incoraggiante. Fidati della mia parola, metti la tua speranza in me: «Io ho vinto il mondo».
Nella domenica della Divina Misericordia, come comunità credente, possiamo sperimentare ancora una volta, nell’ascolto della Parola, nella partecipazione all’Eucaristia e nella comunione fraterna, la presenza del Signore risorto che, con la sua vittoria pasquale, ha rivelato il trionfo della misericordia di Dio sull’incredulità e sul peccato dell’uomo.