Battesimo di Gesù Lc 3,15-16.21-22

 
 

– La rivelazione della Trinità –

a cura di Mons. Sergio Salvini –

Giovanni Battista afferma che non è lui il Messia atteso dal popolo. Egli è la «voce» che annuncia l’avvento di Qualcuno infinitamente più grande, l’unico Sposo che ha diritto di prendere in sposa l’umanità. Il profeta afferma di «non essere degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali di Gesù».

Secondo le antiche abitudini tribali del Medio Oriente, i matrimoni avvenivano tra famiglie già imparentate ed era proibito sposare una donna se qualcun altro ne aveva maggior diritto.

E se questi vi rinunciava, doveva fare un segno pubblico che lo attestasse, normalmente sulla piazza o davanti alla porta della città: doveva sfilarsi un sandalo e consegnarlo a colui al quale cedeva il diritto sulla donna; un gesto che valeva come contratto; perciò «sciogliere il legaccio dei sandali» significa cedere il diritto che si aveva in precedenza. Il precursore, mutuando l’immagine di questo gesto, afferma e profetizza l’avvento di «Colui che è più forte» di lui, tanto potente da scendere negli abissi della morte per riscattare ciascuno di noi e farci “sua sposa” per sempre, nella fedeltà e nell’amore.

Il Signore viene oggi per battezzarci «in Spirito Santo e fuoco», il soffio vivificante che ci ricrea nel suo amore ardente. Gesù ha il potere, oggi, di bruciare ogni radice velenosa che ci getta nella paura della morte e farci risorgere con Lui.

Uscendo dal Giordano, il Signore vede aprirsi il cielo come Noè dopo il diluvio. Ora può scendere la «colomba», immagine dello Spirito Santo, e prendere dimora in Lui. Come accade anche a noi nella Chiesa: entriamo sacramentalmente con Cristo nelle acque che seppelliscono l’ uomo vecchio e usciamo trasformati in Lui, creature nuove nelle quali prende dimora la vita celeste.

Seguire Cristo significa intraprendere un cammino di umiltà, cioè di verità. Cristo, vero Dio e vero uomo, ci insegna la verità del nostro essere.

Davanti al Battesimo di Gesù è obbligatorio interrogarsi: ci ricordiamo ancora del nostro battesimo e pensiamo che sia stato davvero un gesto importante? Il battesimo ci ha resi figli di Dio e concittadini dei Santi. Essere battezzati significa, per noi com’è significato per Gesù, scegliere il cammino della vita nell’obbedienza alla volontà di Dio, che chiede il coraggio di rinunciare a se stessi per seguire Gesù fino alla croce, fino al dono di se stessi per amore. È necessario pertanto che ciascuno di noi si chieda in che misura sta vivendo il battesimo che lo ha reso figlio di Dio; in cosa consiste per sé, qui e ora, la volontà di Dio, che tutti riconosciamo espressa negli insegnamenti del vangelo, ma che si concretizza in modo diverso a seconda della nostra vita. Anche per ciascuno di noi, come per Gesù nostro maestro, il battesimo ricevuto all’inizio della vita deve rinnovarsi giorno dopo giorno: solo così diventeremo realmente cristiani.

La voce dal cielo che dichiara il Figlio «l’eletto» e la colomba, segno dello Spirito sceso su Gesù, rivelano apertamente quanto Dio ci parli, più ancora che con i pastori a Betlemme e con i Magi attraverso la stella. Anche se in questo brano non viene nominato il termine «Trinità» – che sarà introdotto più tardi nella riflessione teologica – qui abbiamo la piena rivelazione del Dio cristiano: amore del Padre, missione del Figlio, consacrazione dello Spirito.

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«Il Battesimo è una prima tappa della risurrezione: immersi in Dio, siamo già immersi nella vita indistruttibile, comincia la risurrezione. Come Abramo, Isacco e Giacobbe essendo “nome di Dio” sono vivi, così noi, inseriti nel nome di Dio, siamo vivi nella vita immortale. Il Battesimo è il primo passo della risurrezione, l’entrare nella vita indistruttibile di Dio» (Benedetto XVI).