XXVII domenica tempo ordinario Mc 10,2-16

 
 

Siamo fiduciosi in Gesù come bambini –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Il Vangelo di questa domenica si inserisce negli inizi del percorso di Gesù nel territorio della Giudea, verso Gerusalemme, incontro alla sua passione e morte, annunciata già due volte. Le discussioni, come quella sul divorzio e poi sulla sua autorità, il tributo a Cesare, la resurrezione dei morti e il primo comandamento segnano un crescendo che prepara l’esplosione finale dell’ostilità contro il Signore, che porta alla sentenza di morte. Ciò conferisce una tensione drammatica ad ogni dettaglio delle controversie, non puramente accademiche nel magistero di Gesù. Inoltre l’aver egli varcato i confini della Giudea, sottoposta alla giurisdizione di Erode, aumenta il rischio cui vogliono esporlo i farisei con la domanda sul divorzio. Erode, infatti, ha recentemente ripudiato la moglie, per vivere in relazione adultera con quella del fratello e viene aspramente redarguito da Giovanni Battista. Con la sua risposta, Gesù avrebbe potuto sconfessare il profeta, che il popolo teneva in grande considerazione, oppure sarebbe incorso nel furore della vendicativa Erodiade.

«È lecito a un marito ripudiare la propria moglie?» (vv 2-4). La legge di Mosè accordava al marito il diritto di respingere la moglie se avesse riconosciuto in lei «un fatto indecoroso» (Dt 24,1). Al tempo di Gesù sull’argomento discutevano due scuole rabbiniche: quella rigorista di Shammai, che riconosceva legittimo motivo solo il caso di adulterio da parte della moglie; quella di Hillel, lassista. che ammetteva come valido anche il motivo più futile. I fariseiintendono mettere alla prova Gesù, inducendolo subdolamente a pronunciarsi a favore di una delle due correnti.

Ma il Signore non si lascia coinvolgere nelle dispute di scuola, e si avvale di due princìpi che risolvono la dicotomia: il primo dichiara che la legge di Mosè non ha valore di precetto, ma di concessione accordata alla durezza di cuore, vale a dire all’incapacità umana di intendere e di agire secondo Dio. Il secondo risale alla volontà originaria di Dio stesso, che si esprime nel suo progetto creatore, anteriormente al peccato e alla ribellione dell’uomo; volontà divina che nessuna legge umana può invalidare. Donna e uomo sono messi sullo stesso piano. Non solo lei può essere colpevole di adulterio verso il marito: anche lui lo è ripudiando la propria moglie per un’altra donna sposata. I diritti sono uguali, in linea con quello che Gesù ha detto sulla volontà originaria di Dio. Chiunque li leda, uomo o donna, commette peccato di adulterio.

Il brano termina con un quadretto sui bambini. Presso gli ebrei era consuetudine avvicinarli a un “rabbì” (maestro) famoso, per ottenere da lui la benedizione che li accompagnasse tutta la vita. Gesù non lascia cadere questa consuetudine, come vorrebbero invece i suoi discepoli, ma la colloca nella sua predicazione: solo chi è capace di essere come i bambini può entrare nel Regno di Dio. «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite, perché a chi è come loro appartiene il Regno di Dio» (v. 14).

Una riflessione conclusiva si impone. La Chiesa, guidata dallo Spirito, diventa sempre più conforme a Cristo, mentre la società ha qualche difficoltà a conformarsi al suo Vangelo. Pertanto, oggi, chi sta con la Chiesa sta con Cristo; chi sta con un certo tipo di società sta contro di lui. Egli non si mette in discussione come Mosè, poiché è più grande di Mosè: è Figlio di Dio. I suoi insegnamenti vanno accettati come i bambini accettano gli insegnamenti dei genitori.
Nella festa della Madonna del Rosario affidiamo alla Madre del Signore e nostra tutte le famiglie e la Chiesa, affinché siano custodite dal suo amore e preservate dagli attacchi del maligno.

Buona domenica