XI domenica tempo ordinario Mc 4,26-34

 
 

Coltiviamo il seme della Parola –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

La liturgia della Parola di questa domenica è una catechesi sul Regno di Dio. Esso – dice Gesù – è come un uomo che getta il seme nella terra, è come un granellino di senape. L’idea di regno potrebbe trarre in inganno, facendo pensare ad una realtà grandiosa e richiamando immagini di potenza e di dominio. Gesù, invece, lo paragona ad un seme gettato nella terra e ad un granellino di senape, segni della piccolezza e della fragilità. Ma non tutti coloro che ascoltano il Maestro comprendono di quale regno Egli parli; persino alla fine della sua vita terrena, di fronte a Pilato che lo interroga, dovrà  ripetere: «Il mio regno non è di questo mondo». (Gv 18,36).

Anche il profeta Ezechiele, che ascoltiamo nella prima lettura, aveva scelto l’immagine della pianta per prefigurare il regno messianico: sarebbe nata da un ramoscello staccato da Dio dalla cima del cedro e piantato sul monte alto d’Israele. Quel tenero ramoscello richiama il germoglio spuntato dal tronco Jesse, il virgulto delle sue radici, come aveva annunciato il profeta Isaia. Il regno futuro sarebbe nato da un piccolo resto della grande nazione, da un ramoscello del cedro maestoso. È lo stile di Dio che, mentre conferma la sua fedeltà alle promesse, non cessa di sfrondare, purificare e fecondare, perché risulti chiaro che certe meraviglie sono opera della sua mano onnipotente, con la quale abbassa i superbi e innalza gli umili.

Il Regno di Dio è un mistero di vita in continua espansione: cresce e si dilata per la vitalità che porta in sé. Non si nega l’importanza del terreno né si ignora o si sottovaluta l’azione del contadino; ma la forza vitale del seme non è dovuta all’impegno di quest’ultimo: il seme la possiede in sé. Che l’agricoltore dorma o vegli, di notte o di giorno, esso germoglia e cresce, poiché la terra produce spontaneamente. All’uomo è affidato il compito di curare, concimare, irrigare. Così pure il regno; esso viene donato all’uomo. Non è frutto del lavoro umano, ma dev’essere invocato rivolgendosi al Padre: «Venga il tuo regno».

Come il contadino della parabola evangelica, anche noi siamo chiamati a spargere nel mondo il seme della Parola di Dio. La fede in Colui che opera e fa crescere il seme, ci sia di stimolo nell’affrontare le difficoltà e nel non mollare davanti agli insuccessi. È vero che ci è chiesto di impegnare tutti noi stessi, ma è pur vero che  è Dio a far crescere. Purtroppo molti cristiani si scoraggiano se non vedono subito i frutti del loro operato. È un atteggiamento sbagliato perché, oltre a impegnarci, siamo esortati a confidare nel Signore abbandonandoci a Lui.

Preghiamo, allora,  perché il Signore liberi il nostro cuore da ogni presunzione e scoraggiamento; ci guidi perché camminiamo nella fede e viviamo nella sua pace. Maria ci aiuti ad essere veri testimoni e costruttori del Regno di Dio: la sua semplicità e la sua umiltà ci siano da esempio perché come la Vergine, scelta da Dio quale Madre del suo Figlio unigenito, Parola che da vita, possiamo anche noi, nutriti alla mensa della Parola, portarla ai fratelli che ancora non la conoscono o che non la ricordano più.

Buona domenica