X domenica tempo ordinario Mc 3,20-35

 
 

Se amiamo Gesù siamo suoi familiari –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

La liturgia di questa domenica riprende il tempo ordinario e ci propone un brano del Vangelo di Marco denso di difficoltà interpretative.

La scena evangelica è segnata dall’odio, dal demonio e dalla bestemmia. Davanti ai nostri occhi si prospettano tre quadri in successione, per definire il rapporto tra Gesù e alcuni personaggi che sfilano davanti a Lui. Il primo quadro (vv. 20-21) vede protagonisti i parenti carnali di Gesù, “i suoi”, che vanno a prenderlo per portarlo a casa. Ma chi sono? Dal contesto si può dedurre che si tratta di parenti, di familiari. E forse con loro c’è anche Maria. Il giudizio «è fuori di sé» (v. 21) è certo motivato dall’attività di Gesù e dal suo modo di comportarsi, che esce dagli schemi e dai modelli comuni. I suoi parenti temono che comprometta il buon nome della famiglia, per questo decidono di intervenire. Effettivamente il dissenso – e quasi il disonore – che Gesù sembra attirarsi per un annuncio ritenuto dissacrante, ricade soprattutto su di essi. Ecco perché i parenti tentano di ricondurlo all’ordine. Egli però rivendica la sua libertà, le sue idee, che mette a disposizione di tutti.

Nel secondo quadro (v. 22-30) sono di scena gli scribi venuti da Gerusalemme. Essi incarnano il rifiuto totale: Gesù è un indemoniato, l’incarnazione del male. Ed Egli, dopo aver fatto presente l’assurdità di chi sostiene che sia posseduto da Belzebul, attraverso gli esempi del regno e della casa divisi in se stessi e dell’uomo forte, denuncia come peccato imperdonabile la bestemmia contro lo Spirito Santo. È il peccato del rifiuto ostinato di riconoscere i segni e l’azione di Dio nei segni del suo Santo Spirito. È chiudere gli occhi e il cuore alla predicazione profetica e alla totale attività di Gesù. Chi giunge a questo livello di rifiuto segna il proprio destino e la propria condanna definitiva.

Il terzo quadro (vv. 31-35), in contrapposizione al precedente, è invece colmo di luce e di speranza. Protagonisti sono coloro che intuiscono in profondità il mistero di Cristo: per capirlo non sono sufficienti i legami carnali, sono necessari quelli interiori ed essenziali. E Gesù conia una bellissima definizione del discepolo, fedele: «chi compie la volontà di Dio». È questo il vero criterio della parentela con Cristo: «Ecco mia madre e i miei fratelli» (v. 35). È il criterio di chi vuol capire il messaggio di Gesù, il criterio per non essere escluso dal vero popolo di Dio. E la volontà di Dio è la partecipazione alla salvezza che Lui ci offre in Cristo.

Forse anche noi potremmo essere ritenuti «fuori di sé» dagli scribi del nostro tempo, ma accettando la volontà del Padre e concretizzandola nella nostra vita, avremo la certezza di essere i familiari amati da Gesù.

Buona domenica