V domenica di Quaresima Gv 12,20-33

 
 

Andiamo a incontrare Gesù –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Tutto l’itinerario della Quaresima, segnato dalla grazia del dono della Parola, dell’ascolto e della carità attraverso il digiuno e la penitenza, è finalizzato alla meta che è la Pasqua: da morte a vita, da tenebre a luce, da peccato a redenzione, da egoismo a carità. E ancora di più: quante cose potrebbe rappresentare per noi la Pasqua! Sta a noi evidenziare e scegliere le numerose realtà che ci parlano di un dopo, di un futuro, di un oltre, di una certezza che solo Cristo può realizzare attraverso la sua morte e risurrezione. Esistono un prima e un dopo, un morire per vivere, un perdere tutto per realizzarci, come Cristo, nell’obbedienza alla Croce, mettendo la nostra vita e tutte le sue realtà nelle mani di Dio.

Non è cosa da niente proporre ai nostri giorni un atteggiamento del genere, che stride violentemente con una mentalità orientata al piacere, all’esaltazione di sé per soddisfare ogni desiderio: qualunque esso sia, a qualsiasi costo. Per non rischiare di costruire una società senza futuro, occorre cambiare modo di pensare e prospettiva, recuperare tutte le facoltà razionali, liberare le energie positive che ciascuno di noi possiede.

Evidenziamo allora alcuni passaggi del brano di Giovanni per arrivare, attraverso la sintesi, a formularne uno per l’oggi della nostra fede.

Soffermiamoci innanzitutto sul confronto tra l’incredulità degli Ebrei e la sincera fede di alcuni Greci, quindi pagani, che esprimono il desiderio sincero e profondo di incontrare il Signore: «Vogliamo vedere Gesù» (Gv12,21). La risposta di Cristo è incomprensibile al nostro buon senso, al nostro modo di intendere il Vangelo: Egli infatti ribatte con la parabola del chicco di grano che, se non muore, non porta frutto: per realizzare la nostra salvezza e quella del mondo, se vogliamo che la Parola sia annunciata a tutti gli uomini, dobbiamo mettere in conto anche il fallimento e la morte. Se vogliamo risorgere dal nostro peccato, e portare frutto, dobbiamo compiere lo stesso itinerario dell’esperienza umana di Gesù. L’angoscia del momento che si avvicina e l’ora dell’esaltazione passano attraverso la croce, nostra unica salvezza. Per questo Gesù è venuto sulla terra: per quest’ora, cioè per offrire la sua vita in nostro riscatto.

Se vogliamo che il suo messaggio giunga a tutti, dobbiamo conoscere Gesù sperimentando la follia della sua croce. La nostra morte al peccato e la rinascita nella vita dello Spirito sono l’unica testimonianza che renda credibile al mondo di oggi la possibilità della conversione e della salvezza. La Pasqua sarà allora quel momento di sintesi e di verità del nostro itinerario quaresimale che, se vissuto con coraggio e docilità alla Parola, ci renderà partecipi, con Cristo, della sua stessa vittoria sul peccato e sulla morte.

Come i Greci anche noi, oggi, andiamo alla celebrazione domenicale con il desiderio di «vedere» Gesù. Ci riusciremo se, attratti da Lui, lo cercheremo nel volto del fratello che cammina con noi.

Buona domenica