Sulla rotta della vita – III domenica di Pasqua

 
 

Dopo una notte di inutile lavoro, il Risorto si accosta ai suoi, ribalta la situazione e dona speranza: «… vi farò diventare pescatori di uomini» (Mc 4,17).

La speranza è una chiamata e un dono gratuito di Dio. Il fondamento della speranza è Gesù Cristo, morto e risorto. Afferma infatti S. Agostino: «Perché è stato tentato, ha patito ed è risorto. Così è diventato la nostra speranza.
Con le sue fatiche, le tentazioni, i patimenti, la morte, Cristo ti ha fatto vedere la vita in cui sei; con la risurrezione ti ha fatto vedere la vita in cui sarai. Per questo è diventato la nostra speranza nelle tribolazioni e nelle tentazioni, ed ora siamo in cammino verso la speranza» (Commento al Salmo 60, 4, cap. IX). Per questo dobbiamo vi- vere in modo coerente con la fede nella risurrezione.
«La rete era piena di centocinquantatré grossi pesci» (Gv 21, 11).
L’evangelista ricorda che la Chiesa è chiamata a raccogliere tutti i popoli nella fede del Cristo risorto. La sua morte e la sua risurrezione sono dunque l’inscindibile fondamento della nostra speranza. Infatti, Giovanni propone, attraverso i racconti pasquali, un cammino di fede e di speranza.
Nella prima conclusione del Vangelo di Giovanni, si legge: «Questi fatti sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Messia, il Figlio di Dio. Se credete in lui, per mezzo di lui avrete la vita» (Gv 20, 31). E concludiamo con le parole di Pietro, riportate nel libro degli Atti degli apostoli, che esprimono l’atteggiamento di speranza nel quale la prima comunità cristiana viveva, testimoniandola sino al martirio: «Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini» (At 5, 29).