Solennità della Santissima Trinità

 
 

A cura della Fraternità della Trasfigurazione

Oggi la Chiesa celebra la solennità della Santissima Trinità e il Vangelo di Giovanni, molto breve ma nello stesso tempo estremamente ricco e denso, ci presenta le tre Persone senza descriverle, però, come tre individui separati, bensì nella loro reciproca relazione. La Trinità, infatti, non è una monade chiusa in sé stessa, ma un continuo scambio di vita e di amore tra le tre Persone, ognuna delle quali si differenzia dalle altre per la sua unicità. Si tratta di un mistero a cui ogni creatura è invitata ad avere accesso; il desiderio di Dio, infatti, è di condividere la sua vita con noi, come dimostra il discorso di Gesù ai suoi durante l’ultima cena da cui è stato tratta la lettura odierna. Parlando agli apostoli egli rivela loro contemporaneamente di avere ancora molto da comunicare e, nello stesso tempo, evidenzia la loro incapacità di portarne il peso. Quali siano queste “molte cose” che egli ha ancora da dirci non è chiaramente precisato; alcuni pensano si tratti degli avvenimenti pasquali, altri delle persecuzioni future o, come suggerisce un esegeta, della “verità una e totale del Cristo glorificato”. Ciò che invece è certa è l’incapacità dell’uomo, della sua interiorità, ad accogliere il mistero del Figlio nella sua interezza. Come un bambino che a poco a poco viene svezzato dalla madre, anche il cristiano penetra e assimila lentamente le “cose” di Dio ed è lo Spirito Santo, come abbiamo osservato nelle domeniche precedenti, Colui che permette l’accesso a questa nuova vita. Gesù precisa ulteriormente il modo in cui ciò potrà avvenire; in primo luogo, Egli ci “guiderà a tutta la verità”, vale a dire che ci introdurrà nella pienezza del mistero del Cristo che, sempre nell’ultima cena, aveva definito sé stesso come la “Verità” (Gv 14,6). Ciò avverrà non per un progressivo accumulo di nozioni, ma grazie a una conoscenza sempre più intima e personale del Signore Gesù. Lo Spirito, inoltre, “annuncerà le cose future”. Questo non significa che suo compito sarà quello di predire l’avvenire; non si parla qui di un’anticipazione di quanto accadrà in seguito, ma dei suggerimenti, delle ispirazioni interiori rispetto ai comportamenti da assumere di fronte agli avvenimenti che la storia presenta. Tutto ciò avverrà non grazie a un agire autonomo da parte dello Spirito, ma all’interno di una dinamica relazionale che fa emergere i legami profondi e la comunione presente nel seno della Trinità. Una comunione che non riguarda solo lo Spirito e il Figlio ma, come rivelano le righe successive del Vangelo, ha origine nel Padre. Gesù prosegue infatti affermando che lo Spirito lo glorificherà perché “prenderà di quel che è mio e ve lo annuncerà”. Subito dopo, però, continua dicendo: “Tutto quello che il Padre possiede è mio”. Esiste dunque un tesoro nel seno della Trinità, un patrimonio che, come viene raccontato anche nella parabola del figlio prodigo, (cf Lc 15,31), Dio non trattiene per sé, ma condivide totalmente con il Figlio; si tratta di un tesoro colmo di vita, luce, amore, ma non destinato a puro appannaggio delle persone divine che, al contrario, desiderano rendere partecipe ogni creatura di così grande pienezza. Ed è proprio lo Spirito Santo, il legame tra il Padre e il Figlio, Colui che nel corso della storia comunica ai credenti tale sovrabbondante ricchezza, purché ci trovi desiderosi e accoglienti, pronti a ricevere i suoi inesauribili doni.