Solennità Corpus Domini 2022

 
 

don Luciano Condina commenta il Vangelo di Lc 9,11b-17

Gesù si fa pane per nutrirci  e rafforzarsi

Nella festa del Santissimo Corpo e Sangue di Cristo contempliamo il fatto che i corpi del Signore sono almeno tre: il suo proprio  di uomo ma, nello stesso tempo, è vero Dio; il corpo eucaristico, cioè le specie del pane e vino contenente la realtà  transustanziata della presenza reale di Gesù; il terzo è la Chiesa di cui Cristo è capo e noi siamo le membra. In tutti e tre i casi noi abbiamo una felice, paradossale coesistenza del divino e dell’umano.

Questo è il mistero paradossale e bello della nostra vita: vivere le cose materiali e quotidiane di sempre, però con Dio, con l’invisibile,  il nascosto, il recondito, per cui le cose nostre diventano un di più; per cui cinque  pani e due pesci diventano cibo sufficiente a sfamare  migliaia di persone. Lo constatiamo nella vita di tanti Santi, in cui l’esperienza di essere una piccola cosa  inaugura l’opera grande di Dio che passa per la loro carne.

Gesù esorta: «Voi stessi date loro da mangiare» (Lc 9,13). È l’invito ai discepoli a fare un’esperienza ed essi rispondono: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci»; come dire una cena striminzita, basta appena per noi, non basterà per altri. Gesù allora prende quel poco, lo innalza al cielo e recita la preghiera di benedizione: l’immagine della consacrazione eucaristica così come la viviamo in ogni messa.

È qui ben rivelato il segreto di quella piccola cosa, l’Eucarestia, che ci fa incontrare il Signore e la sua potenza. Una cosa così semplice ed elementare come la celebrazione di una messa, in realtà contiene la potenza espansiva, esplosiva, moltiplicativa nell’incontro con Cristo.

È questa l’esperienza che ci permette di lanciarci nelle “cose di Dio” con poche risorse e scoprire che Egli le fa bastare. La nostra pochezza, nelle mani di Dio, diventa tanto, diventa abbondanza. Quando  prende lui le cose, esse diventano altro.

«Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa» (Lc 9,14). Gesù ha un rituale da compiere, che passa per questa suddivisione. Le piccole unità rimandano a tante chiese, tante comunità ecclesiali che saranno fondate da quei poveri operai che sono gli apostoli, persone che dovranno molte volte dire “io ho molto poco da dare”; che dovranno sperimentare spesso di avere, sempre e solo, cinque pani e due pesciolini. Quante volte tutti noi che lavoriamo nella vigna del Signore, siamo tanto poco, troppo poco. Ma il punto non è quanto poco siamo noi, è se mettiamo questo poco nelle mani di Cristo.

È bello constatare che nella frase di Gesù: «Voi stessi date da mangiare», quel «voi stessi» può essere inteso sia come soggetto – coloro che distribuiscono il cibo – sia come complemento oggetto, siate voi il cibo. Chi si accosta a Cristo, vero cibo spirituale per l’umanità, diventa anch’egli simile a Lui, si dà cibo a sua volta per qualcuno che sarà salvato.

Incontrare un cristiano è incontrare un altro Cristo a cui Egli ha dato il potere di sfamare le folle.

Nella solennità del Corpus Domini contempliamo il fatto che tutto può essere “cristificato” e può essere di Dio: un momento difficile, una povertà, una malattia, tutto può essere consegnato e consacrato. Questo fa sì che tutto possa diventare meravigliosamente cibo per la salvezza di qualcuno, che forse la Provvidenza ha posto sul nostro cammino proprio perché venga sfamato e salvato.