La Caritas Regionale in tempo di epidemia

 
 

Il virus sta battendo forte e non solo sulla salute. Sono soprattutto le persone socialmente più fragili a sentire già adesso le ripercussioni che tutti avvertiremo più avanti nel tempo. Le persone senza dimora come possono proteggersi e proteggere rimanendo in strada? E i condannati agli arresti domiciliari come possono buttare la spazzatura o andare a fare la permessa spesa se vivono da soli? E che dire degli anziani soli, delle famiglie con la presenza di disabili, dei giostrai senza ormai reddito?

Le diciassette reti diocesane delle Caritas di Piemonte e Valle d’Aosta sono subito state sollecitate proprio da queste situazioni. E, nonostante la necessità di attenersi con scrupolo alle indicazioni di legge, si sono attivate anche senza mascherine. Da Biella ad Acqui, quasi tutte le mense sono operative, anche se molte attraverso la modalità del cibo da asporto. A Vercelli la comunità Aravecchia e il dormitorio di Billiemme sono aperti 24 ore su 24, per garantire il domicilio evitando gli spostamenti; inoltre gli spazi sono stati modificati per mantenere maggiore distanza tra i letti. La distribuzione di alimenti alle famiglie in difficoltà risulta un po’ ridimensionata negli orari e, in diverse parrocchie, è stata sostituita dal recapito a domicilio.

Anche gli empori solidali si stanno ripensando, specie quelli più grandi come Alba e Fossano, per evitare ogni assembramento. Le chiusure non si possono escludere ma non sono la prima opzione. In alcune zone della regione stanno partendo iniziative di distribuzione straordinaria di concerto con il Banco Alimentare e i Comuni.

I centri di ascolto si stanno ripensando come servizio principalmente telefonico, prevedendo anche chiamate cadenzate agli ospiti più assidui e puntando sul tema della qualità della relazione come a Casale Monferrato. Ma, a fianco del tentativo di mantenere quanto già attivo, stanno nascendo anche idee innovative. Come la realizzazione di mascherine di protezione ideata da Caritas Asti e adottata anche da Susa. O come il supporto alimentare in sinergia con il giornale Eco del Chisone a Pinerolo.

Forte la collaborazione con enti locali e Asl come sta capitando a Novara, dove si è attivata una rete ben coordinata e cofinanziata. A Torino la rete dei dormitori accoglie gli ospiti full time, come in varie altre diocesi da Aosta a Cuneo. Certo preoccupano alcune situazioni già in passato difficili come la presenza di stranieri lavoratori stagionali a Saluzzo, ormai quasi in viaggio verso il marchesato. O come le situazioni di crocevia di passaggi di cui è immagine Alessandria. E tutto nonostante il decremento dei volontari, molti dei quali assenti per età anagrafica che li colloca nella fascia a rischio, da Mondovì ad Ivrea trasversalmente. Per reperire le risorse tutte le diocesi si stanno attivando anche grazie alle offerte delle fondazioni di origine bancaria e di Caritas Italiana. Insomma, tutti stanno correndo. Ma, giorno dopo giorno, cresce il peso di una domanda di fondo: e dopo? Quella sarà la grande sfida per le nostre comunità. Iniziamo a pensarci per tempo.

Pierluigi Dovis
delegato regionale Caritas