Gesù ci ridona la vita – X domenica del tempo ordinario

 
 

«Ragazzo, dico a te, alzati!» (Lc 7, 14).

Il brano di questa domenica ci presenta Gesù che prova una grande emozione facendo emergere la sua umanità. Letteralmente, potremmo affermare che Gesù ha «un utero di misericordia, rahamin». Egli prova profonda compassione verso la madre affranta e le si rivolge teneramente:

«Donna, non piangere!» (Lc 7, 13).

I miracoli sono segni del Regno di Dio che viene e rappresentano, in primis, vita e salvezza per tutti coloro che versano nella prova. Gesù ha preso su di sé le nostre infermità, le nostre sofferenze, si è addossato le nostre malattie, come si legge nel libro di Isaia. Gesù non ha operato “qualche” risurrezione ma egli stesso è la risurrezione:

«Io sono la risurrezione e la vita, dice il Signore, chi crede in me non morirà in eterno».

Negli ultimi esercizi spirituali quaresimali tenuti dal cardinale Gianfranco Ravasi a Benedetto XVI, emerge un’importante ri- flessione che vogliamo fare nostra.

«Nel nostro soffrire e morire, attraverso la solidarietà totale di Cristo, il Figlio di Dio, è stato deposto un germe di vita, un seme di risurrezione, un principio di redenzione. È l’alba di Pasqua che svela questa svolta radicale per la sofferenza e la morte umana: “Cristo è risorto dai morti, primizia di coloro che sono morti” (I Cor 15, 20)».

Si compie l’annuncio contenuto nelle “parole in attesa” di Isaia riguardo al Servo messianico del Signore: «Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce… giudicherà molti» (Is 53, 10- 12).

Dio, in Cristo, non ci protegge da ogni sofferenza ma ci sostiene e ci libera in ogni sofferenza. Nel giorno del dolore possiamo eleva- re l’invocazione presente in un apocrifo neotestamenta- rio: gli Atti di Tommaso.

«Signore Gesù Cristo, compagno e aiuto del ma- lato, speranza e fiducia del povero, rifugio e riposo di chi è stanco, asilo e porto di quanti percorrono la regione delle tenebre, tu sei il medico che guarisce gratuitamente. Tu sei stato croci- fisso per tutti gli uomini e per te nessuno è stato croci- fisso! Nella terra della malattia sii tu il medico, nella terra della stanchezza sii tu il fortificatore; o medico dei nostri corpi, dà vita alle nostre anime, rendici tua di- mora e in noi abiti lo Spirito Santo» (n. 156).