DUE SIMPATICI COMANDAMENTI

 
 

Gli ultimi due comandamenti starebbero bene all’inizio. Sono quelli che regolano l’interiorità dell’uomo, dalla quale discende la sua azione responsabile. Nella formulazione catechistica sono strizzati al massimo: 9° non desiderare la donna d’altri ; 10° non desiderare la roba d’altri. Nella Bibbia li troviamo un po’ mescolati insieme. Sentiamo:

Esodo 20,17: Non desidererai la casa del suo prossimo. Non desidererai la moglie del tuo prossimo, nè il suo schiavo né la sua schiava, il suo bue né il suo asino, né alcun altra cosa che appartenga al tuo prossimo ;

Deuteronomio 5,21: Non desidererai la moglie del tuo prossimo. Non bramerai la casa del tuo prossimo, né il suo campo, né il suo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino, né alcuna cosa che appartenga al tuo prossimo.

Non c’è grande differenza.

La donna del prossimo sta un po’ meglio in Deuteronomio, perché non installata nello stallatico, ma viene prima. Da queste formulazioni si sono cavati due comandamenti, che in pratica sono uno solo: “non desiderare”. Ed è giusto, perché il desiderio di possesso lasciato a briglia sciolta, spinge alla malefatta. Il catechismo ha isolato la moglie in un comandamento autonomo. E’ un’eleganza verso di lei, perché fra asini e buoi non si sentiva a suo agio.

La formulazione catechistica del nono comandamento – “non desiderare la donna d’altri” è reticente perché manca la reversibilità. Suona meglio “Non desiderare il coniuge altrui”. Il termine coniuge ha il vantaggio di essere bi-sex e può essere praticato in un senso e nell’altro, perché laddove esiste un matrimonio – prescindiamo dalla sua variegata configurazione odierna – esistono (almeno) due coniugi.

Il nono comandamento è di supporto al sesto e il decimo al settimo. Se desidero troppo il coniuge altrui, va a finire che divento adultero e se desidero troppo l’automobile altrui, va a finire che divento ladro. Il sesto e il settimo comandamento dicono rispettivamente “non commettere adulterio” e “non rubare”. Nono e decimo sono dunque due comandamenti cautelari. C’è da dire però che la bicicletta rubata non oppone resistenza; il coniuge invece la può opporre ma, se sono entrambi consenzienti, l’adulterio è duplice. Se uno dei due invece non ci sta e subisce, allora si configura lo stupro con assoluzione dello stuprato e aggravante per lo stupratore. A conti fatti pare che secondo l’Antico Testamento (il Nuovo è più raffinato) il nono sia da considerarsi una fattispecie del decimo: fra le varie “robe” (mi perdoni il gentil sesso) rubabili, c’è anche la donna.

Come ha fatto allora il sesto comandamento a trasformarsi in “non commettere atti impuri” mentre la Bibbia dice “non commetterai adulterio”, puntando più sul momento del furto che su quello del sesso (Es 20,14; Dt 5,18)? Probabilmente si deve al fatto che nell’adulterio c’è una componente sessuale, e tutto ciò che è sesso nell’Antico Testamento viene bollato come impuro. La casistica biblica è sterminata. Il Nuovo Testamento non conferisce onorificenze agli adulteri, ma almeno libera l’adultera accertata dalla lapidazione (cfr Gv 8,11) e non esita a classificare adultero anche il marito che fa le corna alla moglie (cfr Mc 10,11).

C’è un passo nel Vangelo di Matteo (5,28) che fa venire i brividi: «Avete inteso che fu detto: non commettere adulterio. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore». Si salvi chi può! Attenti però che c’è la clausola “per desiderarla”. Dovrebbe essere esente da colpa chi guarda per mera fruizione estetica, solo per dire “che bella ragazza, che schianto di ragazza!”; oppure “ma guarda che fusto!”. Se uno/a attira gli sguardi non è colpa sua e non è colpevole lo sguardo attirato, purché non sia congiunto a un desiderio irrefrenabile.

Dobbiamo giungere all’assurdo che si può ammirare la bellezza di un cavallo da corsa e non la bellezza della persona umana? Allora demoliamo il Davide di Michelangelo, rottamiamo i Bronzi di Riace e diamo la biacca alla nascita di Venere del Botticelli, un po’ come s’è fatto recentemente e ottusamente a Palazzo Chigi! Non credo che Gesù fosse così ottuso.

A parer mio Gesù voleva dire altro, all’incirca così: “se la/lo guardi troppo intensamente, senza frenare il desiderio, l’amplesso sessuale è appena dietro l’angolo”. Insomma Gesù raccomanda di educare il pensiero, che è l’aggeggio più nobile dell’uomo. Pensare lasciando da parte ogni forma di egoismo e bramosia, esercitandosi più all’accettazione che alla pretesa rapinosa. In ciò si trova in perfetta coerenza col Suo intervento in nostro favore. E’ stupefacente che la nostra redenzione sia scattata non perché Lui abbia fatto qualcosa, ma perché ha accettato qualcosa: la croce. A monte c’è un pensiero educato non alla bramosia e al desiderio pretenzioso, ma all’accettazione rassegnata.

Ci siamo allontanati un po’ dai comandamenti di partenza. Ma il non- desiderio è un modo eccellente per eccitare l’atteggiamento opposto che è la generosità d’animo.

Mons. Alberto Albertazzi