Domenica delle Palme Lc 22, 14-23,56

 
 

Cristo ci affianca sulla croce –

a cura di Don Luciano Condina –

Quel venerdì sul Calvario erano in previsione due crocifissioni: i ladri, arrestati pochi giorni prima, erano stati condannati all’ignominiosa morte sulla croce. Uno di loro era un ladruncolo da quattro soldi, forse inesperto, a cui è andata male poiché è stato acchiappato subito. L’altro era molto più esperto, un malfattore di lungo corso, che magari aveva tentato un colpo grosso, forse ai danni dei Romani; fino a quel giorno gli era andata bene. Fino a quel giorno, appunto. Il primo, fin dall’arresto, ha cominciato a imprecare, a maledire, a considerare ingiusto il fatto che per quel poco che aveva fatto dovesse morire così. L’altro si è reso conto che, in fondo, prima o poi lo avrebbero, preso perché non avrebbe potuto passarla sempre liscia. Ad ogni modo non dev’essere un giorno facile quello in cui si viene giustiziati e, d’accordo con il primo ladro, tutti noi oggi troviamo eccessiva la pena di morte per il reato di furto.

Questo antefatto fantasioso – ma pure verosimile – ci aiuta a riflettere sui due personaggi: per tradizione uno “cattivo” e l’altro “buono”. Forse il primo non era poi così cattivo e il secondo non così buono, moralmente parlando. In fondo il cattivo non fa altro che chiedere ciò che chiediamo tutti noi quando ci troviamo in difficoltà: «Signore, se sei Dio aiutami, toglimi questa croce» e, quando non accade, mettiamo in dubbio la sua misericordia e, di conseguenza, la sua divinità. Il buono, invece, ha solo chiarito la verità su se stesso e sa che, in fondo, è giusto essere lì. I due rappresentano l’intera umanità, composta da chi sente di avere perennemente crediti con la vita e con Dio e da chi, invece, riconosce di essere in debito, perché è riuscito a riconoscere la verità. Entrambi vivono la croce.
L’intervento di Dio – come sempre! – è però fuori dagli schemi: in mezzo alle altre due, compare una terza croce che non doveva esserci, che fino alla sera prima non era prevista, perché Gesù viene condannato “per direttissi-ma” il venerdì mattina.

Al primo ladro non interessa molto chi sia quel condannato di fianco a Lui, palesemente innocente: continua a esigere e a recriminare per se stesso. Il secondo, invece, si accorge di una cosa inaudita: vede lì a fianco un tale che, mentre lo inchiodano alla croce, invoca più volte il perdono per i suoi aguzzini (il verbo «diceva» in Lc 23,34 è all’imperfetto – invece che al perfetto – e ciò suggerisce che Gesù “ripeteva” la richiesta di perdono al Padre).
Questo ladro sicuramente aveva già sentito parlare di uno strano regno ed è in quel momento che riconosce la regalità in Chi annunciava questo regno e finalmente comprende la bellezza di entrare in relazione con Lui; perciò gli chiede un posto nella sua memoria («ricordati di me quando sarai nel tuo regno» Lc 23,42).
Questo ladro è un vero ladro: sulla croce fa il colpo della vita, perché agguanta il Paradiso senza averlo meritato! Sfrutta la croce per entrare in relazione con Dio, non recrimina per sé, ma cerca un posto nel cuore di Gesù, e guadagna il paradiso. Insegnandoci cosa sia la preghiera: cercare nella croce non la propria salvezza ma la relazione con Gesù.
Il paradiso non si merita, si ottiene in dono; a patto che vogliamo riceverlo dalla relazione con Dio. «Oggi sarai con me in paradiso» (Lc 23,43) gli risponde Gesù: quell’«oggi» può essere letto nella contingenza temporale del momento: oggi – che sei di fianco a me – sarai in Paradiso. Il paradiso è stare con Gesù. Stare in croce al suo fianco è già il paradiso. Non importa come siamo messi nella vita: siamo sempre in tempo a vivere e strappare il paradiso dal buon Gesù che, per dimostrarci quanto amore Dio ha per noi, viene al nostro fianco sulla croce. Perché Dio non ci salva “dalla” morte, ci salva “nella” morte; non rimuove la causa delle lacrime, bensì piange con noi. È meglio piangere con Dio che gioire da soli. «Stare sulla soglia della casa del mio Dio è meglio che abitare nelle tende degli empi» (Sal 83,11).

«Cos’è la verità?», chiede Pilato a Gesù (Gv 18,38).

La verità è che Dio ci ama. Perché quel giorno le croci sul Calvario dovevano essere solo due…