Domenica della SS.Trinità Mt 28,16-20

 
 

L’amore di Dio alimenta la vita –

a cura di Don Gian Franco Brusa –

Durante le varie festività dell’anno liturgico ci viene presentato Dio che ci ama da sempre e ci fa suoi figli. Il suo amore si manifesta soprattutto nel dono del figlio Gesù, che nasce tra noi, vive con noi, muore e risorge per noi. E, salendo al cielo, ci dona lo Spirito Santo, per aiutarci a capire e a compiere tutto quello che ci ha insegnato.
Questa domenica si ricorda la SS. Trinità, la sintesi di tutto quello che abbiamo celebrato dall’Avvento alla Pentecoste. La Chiesa ci invita a uno sguardo di insieme, dopo averci fatto vivere diverse manifestazioni dell’amore di Dio per noi.

L’amore del Padre
La prima lettura sottolinea che, da quando è stato creato l’uomo, nessun popolo ha avuto Dio così vicino come il popolo di Israele, che gli può parlare a tu per tu. Dio lo salva dalla schiavitù dell’Egitto e gli propone una legge molto saggia. Fidarsi del Signore e compiere quello che Egli indica non è solo saggezza, ma l’unica strada per essere sempre con lui. E non si tratta unicamente della storia di Israele: è anche la nostra storia. Anche per noi Dio, da sempre, è Padre e ci ha predestinati, pensati come suoi figli; per questo ci ama e vuole che noi ci rivolgiamo a lui chiamandolo “abbà-papà”.

In Gesù Dio si fa nostro fratello
La seconda lettura ci esorta a non avere paura di Dio, come l’avevano gli antichi popoli che adoravano divinità sempre in lotta tra di loro, pronte a riversare sulle persone le loro vendette e i loro capricci. Noi abbiamo ricevuto lo Spirito dei figli di Dio, che ci riempie il cuore di gioia. Anche perché, come tutti i figli, Dio ci fa eredi di tutto ciò che è suo. Questo avviene mediante l’opera di Gesù che, incarnandosi, facendosi come noi, diventa nostro fratello e ci aiuta a tornare con fiducia al Padre dei cieli. Cristo è la via che conduce al Padre. E in Gesù, morto e risorto per noi, impariamo che l’amore di Dio è infinito, al punto che persino le sofferenze e la morte diventano mezzi di salvezza. Gli uomini pensavano che, uccidendo Gesù, si sarebbero liberati di lui per sempre. Invece, proprio con quell’atto estremo, Egli ha determinato la salvezza di tutti. Dunque, se mettiamo le nostre piccole sofferenze quotidiane accanto a quelle di Gesù, saremo con lui nella gloria.

La salvezza è una gioia da comunicare
Il breve passo del Vangelo di questa domenica afferma che non si può tenere dentro di sé una grande gioia: bisogna comunicarla agli altri, a tutti! Gesù, dopo essere stato in mezzo a noi e averci parlato dell’amore del Padre, prima di ascendere al cielo esorta i suoi Apostoli: «Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quello che vi ho comandato» (Mt 28,19-20). Battezzare significa “immergere”. I discepoli, e noi con loro, sono mandati ad annunciare perché tutti gli uomini si immergano nell’amore di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo; tre persone che si vogliono così bene da essere una sola. Un po’ come nelle famiglie; quando ci si ama veramente: papà, mamma, figli sono una sola persona, una sola gioia, un solo amore che è vita per tutti.

Quanto grande e festoso dev’essere il nostro grazie a Dio per tutto l’amore di cui ci circonda! Ci ha amati prima che noi esistessimo, ha continuato, continua e continuerà ad amarci per sempre. Ci ha promesso che rimarrà con noi sino alla fine del mondo.

Grazie, Signore! Gloria al padre, al Figlio e allo spirito Santo: a Dio che è, che era e che viene.

Buona domenica