5ª domenica di Quaresima Gv 12,20-33

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

La croce di Cristo è luce –

L’orizzonte in cui si inscrive il vangelo di questa domenica è la Pasqua. È la Pasqua di Israele e la Pasqua di Gesù. Per Israele è la memoria dell’esodo dalla prigionia egiziana; nella Pasqua di Cristo, profezia e promessa, si compie il memoriale vivo e perenne di ogni liberazione per l’uomo.

Gesù comprende che si avvicina a grandi passi il culmine della sua opera – giunge la sua «ora” – l’ora della Passione e della Croce. È l’ora in cui, come «un chicco di grano», la vita di Gesù e quella dell’intero Israele, raccolto in Lui – nel suo cuore – sono chiamate a passare attraverso la macina di una morte ingiusta e infame, per poter rinascere a nuova vita, perché siano generati l’uomo nuovo e il popolo nuovo, attraverso il sangue di una Nuova Alleanza.
Domenica scorsa ci è stato detto che bisogna rinascere dall’alto. Paolo VI affermava: «Crux lux.  La visione del crocifisso, da abbagliante, si fa illuminante, panoramica».
La luce del vero e del buono, di ciò che è giusto e amabile attira sempre  il nostro cuore e ci provoca a uscire dalle tenebre della nostra grettezza e del nostro egoismo, della tiepidezza e dell’opportunismo. Ogni giorno della vita è una promessa e una provocazione, un invito a uscire dalle tenebre che sono in noi, per camminare incontro alla luce del bene proveniente da Dio, attraverso Gesù e il suo Spirito.

Ecco il vero esodo che Gesù è venuto a compiere e servire! Un esodo segreto e quotidiano del nostro io dalle tenebre della paura, della miseria e della rassegnazione, della complicità con il male. Un esodo dal peccato verso la luce di una vita che desidera il bene, lo ricerca, lo segue, lo ama – se ne lascia investire e cambiare – e accetta di appartenergli.

Un esodo, da un cuore e da una vita ripiegati su di sé verso un’esistenza che si apre a Dio e – da Lui – si spalanca all’amore verso chi ci è prossimo, verso i fratelli che sono nel bisogno.  E chi ama non teme di spendere, di dare la vita per chi è amato…
Chi accetta di portare la Croce insieme con Gesù – realmente – con Lui regna e vede la vita risorgere. Chi accetta di sacrificarsi con Colui che è «il testimone fedele» (Ap 3, 14), con Lui diviene autentico “testimone”, diviene seme che muore e che, perciò, porta molto frutto.
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«Qui, dove tu, o Signore Gesù, l’innocente, sei stato accusato,
il giusto, sei stato giudicato, il santo, sei stato condannato,
tu, Figlio dell’uomo, sei stato tormentato, crocifisso e messo a morte,
tu, Figlio di Dio, sei stato bestemmiato, deriso e rinnegato,
tu, la luce, sei stato spento, tu, il Re, sei stato innalzato su una croce,
tu, la vita, hai subìto la morte e tu, morto, sei risorto alla vita:
noi ci ricordiamo di te o Signore Gesù»

(Paolo VI).