28 dicembre Sacra Famiglia Lc 2,22-40

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

«Quando furono compiuti i giorni della loro purificazione rituale, secondo la legge di Mosè, Maria e Giuseppe portarono il bambino Gesù a Gerusalemme per presentarlo al Signore.
Quando ebbero adempiuto ogni cosa secondo la legge del Signore, fecero ritorno in Galilea, alla loro città di Nàzaret. Il bambino cresceva e si fortificava, pieno di sapienza, e la grazia di Dio era su di lui» (Lc 2,22-23.39-40).
Si dice che la famiglia, come concetto, è in crisi. Ma la famiglia resta e ogni altro rapporto affettivo che cerchi di sostituirla non è che una sacrilega caricatura di essa. Non crisi oggettiva ma soggettiva, determinata dall’immoralità dell’uomo, che nella famiglia trova un insuperabile ostacolo alla sua sfrenatezza. Possiamo dire, in conseguenza di questa imposizione sociale, che la famiglia è in crisi anche perché risente di tutti i perturbamenti della vita umana. Tuttavia essa rimane il punto di riferimento per tutto ciò che accade nell’uomo. Non resta ferita solo da concezioni e legislazioni che direttamente la toccano: ma ogni attività dell’uomo, la religione, la politica, la scuola, l’economia, il lavoro, la fanno vibrare e la scuotono.
Il mistero dell’Incarnazione è strettamente legato alla famiglia. Una domanda: che cosa sarebbe stato della famiglia se non ci fosse stata quella scelta divina all’origine?
Si sbaglierebbe a credere che Cristo aveva solo bisogno di una madre. Egli ha avuto bisogno di una famiglia integrale, sia per crescere egli stesso sia per farne la cattedra del suo primo insegnamento. E benché la sua nascita straordinaria richiedesse l’apporto di una madre, ha voluto anche un padre, non per nascere ma per crescere da vero uomo. Con ciò egli ci insegna che la paternità non ha solo funzione fisiologica, ma, ancor di più, una funzione morale per aiutare il figlio a formare la sua umanità.
A Gerusalemme, inizia per Maria, la madre, il faticoso cammino della fede dietro a quel ragazzo, il suo ragazzo, che silenziosamente accompagnerà sino alla morte. È un messaggio veramente grande quello che viene a noi oggi dalla famiglia di Nazareth: Maria e Giuseppe ci insegnano che in ogni figlio che nasce c’è un progetto, che non è quello che ogni padre e ogni madre fanno, dettato dall’immaginazione e dal cuore; ma è un progetto che nasce dalla volontà di Dio.

Sta ai genitori saperlo scorgere, saperlo accogliere e saperlo promuovere, guidando i figli in tal senso; ecco perché nel percorso educativo non può assolutamente escludersi il rapporto con Dio. La famiglia di Nazareth è moderna. Non vi si riflette solo la poesia degli affetti, ma anche tutto il travaglio umano della vicenda di ogni famiglia. Il fatto che Giuseppe e Maria non trovino un rifugio per far nascere il bambino e che questi abbia dovuto avere, come culla, l’accoglienza della natura; che, appena nato, il bambino sia stato cercato per farlo morire; l’emarginazione, l’esilio, la pazienza di Giuseppe, la sua saggezza, la sua illuminazione, la conduzione sì povera, ma dignitosa della vita domestica a Nazareth, tutto è un immenso conforto, una lezione per milioni e milioni di famiglie che si succedono nel teatro della vita. Lì Gesù inizia a seminare il suo Vangelo.
Lì si impara ad osservare e a meditare il senso della manifestazione del Figlio di Dio in mezzo a noi. La Santa Famiglia di Nazareth è un’autentica maestra di vita.