23ª domenica tempo ordinario Mc 7,31-37

 
 

Effatà: apriti, spalancati!

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

Se per aprirsi bisogna ascoltare, Gesù ci chiama in disparte, lontano dalle folle, dal rumore che ci assorda, e in quell’incontro silenzioso ci parla. Il suo invito riguarda non soltanto le orecchie, ma l’individuo nella sua pienezza: è tutta la persona che si deve aprire perché la porta del cuore sovente è chiusa.

Tante volte l’incapacità di esporre il messaggio è perché non lo si ascolta…«siamo anche noi privi di intelletto».

Non è un semplice invito: è un comando che Gesù ci rivolge per vincere la nostra sordità, la nostra incapacità di ascoltare il grido che si leva da vicino o da lontano. Egli ci chiama a vivere la nostra fede nella sua autenticità e a seguirlo con una vita coerente.

È condizione necessaria e indispensabile vincere il nostro egoismo, uscire dall’isolamento, non lasciare che le preoccupazioni ci facciano soccombere limitando lo spirito, e così ci paralizzino. Vivere con gioia la fede è sapere che Gesù è la Parola che si è fatta carne per essere il Dio con noi. Paolo dice: «Se con la bocca avrai confessato Gesù come Signore e avrai creduto con il cuore che Dio lo ha risuscitato dai morti, sarai salvato» (Rm 10, 9).

È l’ora di sciogliere il groviglio della nostra lingua per annunciare l’Evangelo della grazia e vivere la Parola per renderla concretamente vita.

È l’ora di uscire fuori dalla nostra comunità e di aprirsi come Chiesa. È l’ora di dire con verità una parola rivolta ai fratelli come membri di questa società, cittadini di questo Stato. E, in questo ambito, la nostra responsabilità di credenti non è minore di quella che abbiamo nella nostra Chiesa locale.

«Voi siete il sale della terra… Voi siete la luce del mondo» (Mt 5,13-14), disse Gesù disegnando la nostra identità di inviati alla missione per trasmettere i valori cristiani attraverso le nostre scelte. La nostra voce per la sofferenza dei poveri, per i deboli e gli indifesi, per i diseredati, per i malati, per tutti coloro che non hanno voce, deve levarsi chiara e forte: perché, se non facciamo questo, diventiamo sale insipido che «non è più buono a nulla se non ad essere gettato via e calpestato dagli uomini».

A Torino, papa Francesco ha esortato i giovani: «Andate controcorrente!». Il compito missionario è di aprirsi all’ascolto dei bisognosi e di andare incontro alle loro necessità con la nostra solidarietà, con il nostro aiuto, con il nostro conforto, con il nostro impegno, e con l’annuncio dell’amore di Dio manifestato nella persona del Signore e Salvatore Gesù Cristo.

Egli ci guarisce dal nostro sordomutismo e ci fa dono di quella Parola che dà speranza ai disperati, coraggio a chi vive nella paura, dignità a chi, uomo o donna, venga respinto per il colore della pelle o per motivi socioculturali. Siamo ambasciatori di quella parola vivente ed efficace che non potrà mai essere ridotta al silenzio.

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Rileggendo i passaggi fondamentali della tua vita, puoi dire di aver incontrato un Gesù che ti ha guarito il cuore, aprendoti all’amore?