SS. Trinità Mt 28,16-20

 
 

– a cura di Mons. Sergio Salvini –

Con la festa della SS. Trinità si apre il tempo liturgico definito “ordinario”, perché non ha nessuna memoria particolare della vita di Gesù.

Tuttavia è un tempo non meno significativo del precedente. Potremmo anzi dire che la festa di questa domenica proietta la sua luce su tutta la vicenda umana. Infatti l’azione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo è presente sin dalla creazione: «Il Verbo era in principio presso Dio» e «tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste», scrive Giovanni nel prologo al suo Vangelo.
Ciò sta a significare che già il momento della creazione è radicalmente segnato dalla comunione tra il Padre e il Figlio, al punto da poter affermare che ogni realtà umana è fatta di comunione e per la comunione. Dio, dopo aver creato Adamo, disse: «Non è bene che l’uomo sia solo».
Appunto come Dio stesso non è solo. Il Dio di Gesù non è un essere solitario, ma una “famiglia” di tre persone. Si potrebbe dire: si vogliono così bene da essere una cosa sola. E non basta.

Non hanno trattenuto per sé la loro gioia. L’hanno riversata sugli uomini. Scrive Giovanni: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque creda in lui non muoia, ma abbia la vita eterna» (Gv 3, 16).
L’invio del Figlio non nasce da un obbligo giuridico, ma da una sovrabbondanza d’amore.

La Trinità non è altro che questo mistero sovrabbondante d’amore, che dal cielo si è riversato sulla terra superando ogni frontiera, ogni confine, anche ogni fede. Ed è come un’energia irrefrenabile per chi l’accoglie. Lo Spirito Santo spinge, trascina verso Dio che è pienezza di amore.

La Trinità, questa incredibile “famiglia”, ha scelto di entrare nella storia degli uomini per chiamare tutti a far parte di essa. Questo è l’orizzonte finale che il mistero della Trinità dischiude all’umanità.
È senza dubbio una sfida lanciata a tutte le Chiese cristiane: potremmo aggiungere anche a tutte le religioni e a tutti gli esseri umani. È la sfida a vivere nell’amore, proprio mentre sembra irrobustirsi la via dei particolarismi e dell’individualismo.

La Trinità spinge a superare i confini e, in ogni caso, li relativizza sino a distruggerli. Dove c’è amore, lì c’è Dio.
* * *
«… Noi crediamo in un solo Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, creatore delle cose visibili, come questo mondo ove trascorre la nostra vita fuggevole, delle cose invisibili quali sono i puri spiriti, chiamati altresì angeli (Cfr. Dz.-Sch. 3002), e Creatore in ciascun uomo dell’anima spirituale e immortale… Dio solo può darci la conoscenza giusta e piena di Se stesso, rivelandosi come Padre, Figlio e Spirito Santo, alla cui eterna vita noi siamo chiamati per grazia di Lui a partecipare, quaggiù nell’oscurità della fede e, oltre la morte, nella luce perpetua, l’eterna vita.

I mutui vincoli, che costituiscono eternamente le tre Persone, le quali sono ciascuna l’unico e identico Essere divino, sono le beata vita intima di Dio tre volte santo, infinitamente al di là di tutto ciò che noi possiamo concepire secondo l’umana misura (Cfr. Dz-Sch. 804).

Intanto rendiamo grazie alla Bontà divina per il fatto che moltissimi credenti possono attestare con noi, davanti agli uomini, l’Unità di Dio, pur non conoscendo il mistero della Santissima Trinità» (Paolo VI).