Commemorazione di tutti i defunti Gv 6,37-40

 
 

– a cura delle Clarisse di Santa Chiara in Santa Maria di Roasio –

«Sora nostra Morte corporale»

Dopo la solennità di tutti i Santi, questa domenica la Chiesa è invitata a commemorare tutti i fedeli defunti e… non si tratta di un salto dalla luce al buio! Commemorare significa infatti ricordare insieme, riunirsi per onorare un evento!
I primi cristiani, con rigore, scrivevano sulle pareti dei cimiteri la loro fede nella risurrezione e nella vita eterna in Cristo: la certezza che la morte segna il termine dell’esodo pasquale inaugurato dal battesimo. Essi perciò preferivano celebrare l’eucaristia nei cimiteri in occasione delle esequie e, in luogo dei lamenti rituali, elevavano canti di speranza con inni e salmi. Credere nella risurrezione dei morti è stato un elemento essenziale della fede cristiana fin dalle sue origini. Tertulliano affermava: «La risurrezione dei morti è la fede dei cristiani: credendo in essa siamo tali». Anche il Catechismo della Chiesa cattolica, al numero 1012, ricorda che «la visione cristiana della morte è espressa in modo impareggiabile nella liturgia della Chiesa: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene preparata un’abitazione nel cielo”».
Nella società odierna, invece, si precepisce un grande timore di fronte alla morte, perché la realtà si affronta solo con i criteri della scienza sperimentale, rischiando di cadere in forme di spiritismo, sognando il futuro come una copia del tempo presente! Il Vangelo di Giovanni presenta, dopo il miracolo dei pani, gli interlocutori di Gesù che continuano a riferirsi al pane terreno, anziché rivolgere il loro sguardo di fede a colui che rappresenta il vero pane. Nella rivelazione centrale del v. 38, Gesù conferma infatti di appartenere al mondo divino, ed emerge chiara la prospettiva futura: credere in Lui per avere fin da ora il dono della vita, quella vera, promettendo inoltre la risurrezione nell’ultimo giorno… Chi non si rallegrerebbe di fronte a questa prospettiva?
Nel Vangelo viene però evidenziata una condizione precisa: «Venire a Lui» (v. 37), espressione che equivale a «credere». Quelli che si mettono al seguito di Gesù sono in realtà donati dal Padre al Figlio e perciò il Figlio li accoglie e li custodisce. La manifestazione dell’amore del Padre che è in Gesù diventa irruzione di vita vera per ogni credente che dona il proprio consenso! Ciò non significa che nel cammino quotidiano si annullino le prove, le sofferenze e la morte; anzi si scopre maggiormente che esiste un compimento determinabile non solo dalla nostra volontà e dai nostri progetti personali. Siamo posti tutti di fronte al dato di fatto di non poter disporre della nostra vita. Il “vuoto” che tutti possiamo avvertire può essere colmato solo dalla comunione con Dio. Allora sì, si può affermare che non esiste più morte ma unicamente vita.
Non possiamo non citare, a questo punto, il Cantico di frate Sole, che sgorgò dal cuore di San Francesco un freddo mattino di primavera dopo una notte turbata da inauditi tormenti, ma consolata dalla promessa divina di cieli nuovi e terra nuova inondati dalla luce di Dio. La lode e il rendimento di grazie all’Altissimo Signore che gli assicura la futura salvezza, riecheggia così: «Laudato si’, mi Signore, /per sora nostra Morte corporale / da la quale nullu homo vivente po’ scappare: / guai a quelli che morranno ne le peccata mortali; / beati quelli ke troverà ne le tue santissime voluntati, / ka la morte secunda no’ l farrà male».